Hanno destato l’interesse del mondo accademico scientifico internazionale i risultati del nuovo studio dell’Università Tor Vergata di Roma che vede come protagonista il plasminogeno. David Della Morte Canosci, Francesca Pacifici, Camillo Ricordi ed altri ricercatori stanno alacremente lavorando per trovare soluzioni da affiancare al vaccino contro il Covid-19, in collaborazione con ricercatori del San Raffaele di Roma e della Miller School of Medicine, l’Università di medicina di Miami (USA).
Ne ha parlato con noi Il Prof. Nicola Di Daniele, ordinario di Medicina Interna dell’Università di Tor Vergata e coautore dello studio. Ci ha raccontato come si è arrivati a questa nuova scoperta e ha spiegato i vantaggi che potrebbero derivarne nella lotta contro la terribile pandemia che da due anni ha modificato profondamente la vita dell’intero pianeta. Di Daniele ha cominciato spiegando in che consistono esattamente le conseguenze letali del virus:
In parole semplici, la degenerazione della malattia in alcuni pazienti si manifesta, come ormai è noto, con complicazioni che provocano un elevato stato infiammatorio con polmonite bilaterale interstiziale e trombi dovuti ad una eccessiva coagulazione del sangue. Perché?
Lo scopo della ricerca
Il Prof. Di Daniele ha in seguito spiegato lo scopo della ricerca, pubblicata qualche settimana fa con il titolo“Low level of plasminogen increases risk for mortality in COVID-19 patients” su Cell Death and Desease, una delle riviste dell’autorevole gruppo editoriale scientifico Nature:
In poche parole, gli studiosi si sono messi alla ricerca di un indicatore che possa spiegare perché i pazienti gravi sviluppino le mortali degenerazioni del virus. Questo aiuterebbe ad individuarli in tempo utile e auspicabilmente a sviluppare una terapia, una cura. Le intuizioni dei ricercatori si sono rivelate vincenti e il biomarcatore è stato trovato: il plasminogeno.
In che consiste la nuova scoperta di Tor Vergata
La nuova scoperta di Tor Vergata ha portato alla luce la correlazione tra bassi valori di plasminogeno e la morte dei pazienti affetti da Covid in maniera grave. Adiamo a capire bene di cosa si tratta. Nicola Di Daniele ha raccontato:
Questo ruolo chiave del plasminogeno nelle complicanze delle infezioni potrebbe dunque rappresentare la svolta nella battaglia alla pandemia.
Cosa è il plasminogeno
Il plasminogeno è una proteasi, un enzima precursore inattivo della plasmina, ovvero un enzima che se attivato si trasforma in plasmina. La plasmina a sua volta è un enzima capace di degradare molte proteine presenti nel sangue e ha sostanzialmente la funzione di sciogliere i coaguli, evitando i trombi, mettendo in pratica la cosiddetta fibrinolisi.
Come ormai sappiamo e come confermato dal Prof. Nicola Di Daniele, una delle conseguenze catastrofiche della degenerazione del virus nei pazienti affetti in maniera grave è proprio quella di sviluppare trombi. La nuova scoperta di Tor Vergata dunque spiegherebbe il motivo per cui questi trombi si formano e non si sciolgono: i bassi valori di plasminogeno. Perché questi valori sono così bassi?
Il Covid utilizza le nostre macchine
A differenza dei batteri che si organizzano da soli, i virus per diffondersi nell’organismo utilizzano quel che trovano, quindi si servono delle nostre macchine, in particolare dei nostri enzimi.
La nuova scoperta di Tor Vergata mette in luce come il Covid-19 utilizzi proprio il plasminogeno per introdursi nelle cellule, per questo motivo si potrebbe dire che lo consuma. Nei pazienti con valori di plasminogeno bassi quindi il Covid diventa letale. La spiegazione del Prof. Nicola Di Daniele:
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Il plasminogeno come terapia?
I risultati dell’importante ricerca del Prof. Di Daniele e degli studiosi di Tor Vergata ora devono trovare conferma con la sperimentazione e passare al vaglio del comitato etico. Nel frattempo, si sta somministrando plasminogeno ad alcuni pazienti, monitorando gli effetti di quella che potrebbe rivelarsi una terapia efficace contro il Covid.
Nel caso questa possibile cura dimostrasse di funzionare, rilevare i valori di plasminogeno con un semplice prelievo del sangue aiuterebbe ad intervenire tempestivamente sui pazienti più propensi a sviluppare le conseguenze letali del virus. Di Daniele ha così concluso:
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