domenica, 16 Marzo 2025
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Tumore al seno, Italia avanti in UE con accesso a cure rimborsabili

L'Italia è tra i Paesi che garantisce il maggior accesso ai farmaci e in cui il tasso di terapie rimborsabili è più alto, oltre ad eccellere per le breast unit.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Positivo il bilancio riguardo all’accesso ai trattamenti oncologici per il tumore al seno in Italia. Secondo quanto emerge da dal report europeo “Advancing Breast Cancer Care in Europe: A Roadmap to a Women-Centric Approach”, realizzato dall’Economist Impact con il supporto non di Daiichi Sankyo, il nostro Paese di distingue per il numero di trattamenti oncologici disponibili (40 sui 48 approvati da Ema tra il 2019 e il 2022), seconda dopo la Germania, in termini di velocità di autorizzazione all’immissione in commercio dei trattamenti, e per il tasso più alto di terapie che hanno ricevuto piena rimborsabilità (78%), subito dopo la Germania e la Scozia.

Tumore al seno: cosa evidenzia il rapporto Economist Impact

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Il rapporto Economist Impact ha approfondito l’attuale panorama della gestione del cancro al seno in Europa in ogni fase del percorso di cura, dalla prevenzione alla diagnosi, al trattamento e follow-up, fino al post-cura, mettendo in risalto le sfide e le opportunità di miglioramento. Lo studio evidenzia gli aspetti positivi, oltre alla necessità di ripensare un approccio di assistenza e cura centrato sulle esigenze specifiche di chi affronta questo percorso, ancora oggi sottovalutate. Al riguardo Mauro Vitali, Head of Oncology di Daiichi Sankyo Italia, ha dichiarato:

Crediamo fermamente che per affrontare il cancro sia indispensabile adottare un approccio olistico che consideri le specificità di ogni persona nel suo percorso di cura.

Per questo collaboriamo costantemente con società scientifiche, associazioni, professionisti sanitari, stakeholder e tutti coloro che possono contribuire alla ricerca di soluzioni efficaci, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e l’esperienza di chi affronta il tumore al seno.

Inoltre, le breast unit italiane rappresentano un modello di eccellenza, un punto di riferimento nelle attività integrate di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del tumore al seno, come confermato dallo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci lo scorso anno, durante il convegno “La rete delle breast unit. Un modello integrato per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione”:

Le breast unit oggi sono la miglior risposta al tumore al seno e l’Italia è all’avanguardia in questo settore in ambito europeo.

Tumore al seno: su cosa deve migliorare l’Italia

Il tumore al seno rimane la neoplasia più diffusa in Europa e in Italia, con oltre 55.000 nuove diagnosi solo nel nostro Paese. Anche se grazie ai progressi nelle diagnosi e terapie la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’88% restano ancora numerose sfide da affrontare. Il 23% dei casi di tumore al seno è attribuibile a fattori di rischio modificabili, come fumo, alcol e sedentarietà. In particolare il consumo di alcol contribuisce a 6.000 nuovi casi all’anno di tumori. È necessario quindi aumentare le iniziative di sensibilizzazione per far sì che si comprenda quanto uno stile di vita scorretto possa influire sulla possibilità di sviluppare una neoplasia mammaria.

Per quanto riguarda la prevenzione secondaria il nostro Paese risulta indietro. L’adesione ai programmi di screening mammografico sono al di sotto della soglia minima raccomandata dall’UE del 70-75%, con forti disparità regionali tra il Nord e il Sud. Ciò evidenzia ancora la presenza di barriere di accesso a strumenti di prevenzione considerati ormai di routine. Inoltre, non tutte le Regioni hanno esteso il programma alla fascia 45-74 anni, come suggerito dalle raccomandazioni europee.

Se, dunque, sui tempi tra l’approvazione europea e la disponibilità in Italia il nostro Paese si posiziona meglio della media europea (559 giorni) con 417 giorni, il problema rimane nel passaggio attraverso i punti terapeutici regionali, che allungano i tempi di accesso alle terapie e creano diseguaglianze territoriali. Mauro Vitali si è così espresso: “Questo rapporto ci ha restituito una fotografia accurata e aggiornata dello stato dell’arte della gestione del tumore al seno in Europa e nel nostro Paese offrendoci importanti spunti di riflessione e suggerendo possibili percorsi di miglioramento da intraprendere”.

Leggi anche: Tumore al pancreas, scoperto perché è aggressivo: aiuterà le terapie

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Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

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