Come cambiano le pensioni per il 2024? Il 29 novembre scorso è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale il decreto che, dal 1 gennaio, prevede un adeguamento all’inflazione pari a +5,4% per tutte le pensioni, ma non solo. Quali sono le novità per il prossimo anno dal cedolino all’indice di rivalutazione?
Pensioni 2024, quando arriverà il primo pagamento del nuovo anno e il cedolino?
Il pagamento per le pensioni avviene, normalmente, dal primo giorno del mese. Ma, in questo caso, il primo gennaio è un giorno festivo e le quote potranno essere versate solo a partire da mercoledì 3. E i pagamenti si effettueranno in base al cognome dei pensionati, scaglionati dal 3/01 al 10/01.
Per quanto riguarda il cedolino, il documento che segnala le cifre dello stipendio degli ex dipendenti emessi dall’INPS, il pagamento avverrà sempre a partire dal 3 gennaio in poi.
Cosa succede ai conguagli?
L’IRPEF ha stabilito un conguaglio superiore a 100 euro per tutti i pensionati che hanno raggiunto un importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18.000 euro. Inoltre, la rateizzazione del conguaglio sarà estesa fino al mese di novembre 2024, come previsto dall’articolo 38, comma 7, legge 122/2010.
Invece, per le prestazioni fiscalmente imponibili, come riporta “Il Messaggero”, saranno trattenute le addizionali regionali e comunali valide dall’anno 2023. Ma come vengono calcolate? Sono cadenzate in 11 rate, subito a partire dall’anno successivo. Infine, le pensioni e gli assegni sociali, le prestazioni di invalidità civile e quelle non soggette a tassazione non subiranno le trattenute fiscali.
E come cambia l’indice di rivalutazione definitivo?
Il conguaglio pari allo 0,8% è stato già assegnato nell’ultima rata della pensione relativa a dicembre 2023, mentre, per il prossimo anno l’aumento delle quote, per adeguamento al costo della vita, è pari al 5,4%.
Ma questa percentuale non sarà valida per tutte le pensioni: infatti, sarà concessa solo agli assegni che non hanno oltrepassato la soglia di 2.272 euro lordi mensili, ovvero quattro volte il trattamento minimo INPS, che si attesta sui 567,94 euro.
Cosa comporta questo? Per le pensioni fino a 4 volte minimo l’indicizzazione di rivalutazione definitiva è piena, quindi al 5,4%. Ma, come riporta il portale PMI.it, il valore è variabile. Più nel dettaglio, la percentuale si abbassa notevolmente se la cifra della pensione è più alta: 1,2% oltre a 10 volte il minimo, quindi 5.680 euro, 2% fino a 10 volte il minimo, quindi pari a 5.679 euro, al 2,5% tra 6 e 8 volte il minimo, per un importo uguale a 4.544 euro, 2,9% tra 5 e 6 volte il minimo, se la pensione è di 3.308 euro e infine 4,6% fra 4 e 5 volte il minimo, se lo stipendio è di 2.840 euro.
Inoltre, rimarrà Quota 103 e non ci sarà Quota 104, ma, come riporta il “Corriere della Sera” saranno meno della metà di 17mila dipendenti che andranno in pensione a 62 anni con 41 di contributi, dal momento che la nuova misura per le pensioni prevederebbe un assegno più basso.
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