Simone Cristicchi continua a strappare consensi con la sua Quando sarai piccola. Il brano è dedicato a sua mamma Luciana che nel 2012 all’età di 63 anni è stata colpita da un’emorragia cerebrale.
L’artista le è sempre stato vicino e le rimane accanto anche nei momenti più difficili, quando lei non riesce a ricordare neanche il suo nome. Simone Cristicchi con il suo racconto nel brano ci trasmette cosa affronta ogni giorno, provando a farci immaginare le sue sensazioni, anche se è difficile immedesimarsi del tutto se non si vive questa situazione quotidianamente.
Quando sarai piccola è stata apprezzata dalla stessa mamma Luciana, come ha rivelato l’artista in un’intervista con Andrea Laffranchi al “Corriere della Sera”:
Mamma Luciana ha gridato per la felicità.
Non si esprime bene con le parole…
Urlava e in quei suoni meravigliosi, anche se non ho potuto comprendere il senso delle parole, ho sentito gioia.
Il meraviglioso e intenso brano che Cristicchi porta all’Ariston avremmo potuto sentirlo già tanto tempo fa, ma non è stato scelto dal direttore artistico delle scorse edizioni: “Sono fatalista e credo che siano le canzoni a decidere quando sono pronte per gli altri. Anzi, ringrazio Amadeus per non averla scelta, nei suoi Festival sarei stato a disagio e fuori luogo”.
Simone Cristicchi e la genesi del brano dedicato a sua mamma
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Simone Cristicchi ha scritto Quando sarai piccola ben cinque anni fa e negli anni ha subìto alcune modifiche come ha raccontato al “Corriere della Sera”: “È cambiata nel tempo. Nella prima stesura non c’era il passaggio sulla rabbia che c’è nello special, perché nella mia esperienza personale quel momento è arrivata dopo e ho voluto dare risalto anche alla mia parte ferita”.
L’artista ha poi svelato che non si aspettava né tanto clamore del pubblico né l’affetto specialmente da parte di un pubblico giovane:
Quando ho visto la standing ovation non ci potevo credere…
Non immaginavo arrivasse anche ai giovani.
Pensavo che questa canzone fosse adatta a una sensibilità più adulta, dai 25 anni in su.
Sono un oggetto non identificato per lo streaming, dove sono quello con meno ascoltatori mensili, e anche per le radio, eppure ricevo consensi traversali.
Inoltre, Cristicchi ha specificato che con questo brano non ha voluto raccontare le connotazioni dell’Alzheimer, ma “il ciclo di vita di un’esperienza personale. ‘Io ti aiuterò’ è anche uno sguardo al futuro”.
Il commento di Selvaggia Lucarelli su Quando sarai piccola
Sebbene la canzone di Simone Cristicchi abbia ricevuto un lauto consenso dal pubblico e dalla sala stampa, ha ricevuto, però, una critica da Selvaggia Lucarelli. La giornalista al DopoFestival ha spiegato che Quando sarai piccola sia una canzone troppo poetica, dal momento che enfatizza solo i lati meno atroci dell’Alzheimer:
Chiaramente è una canzone bella, poetica, c’è la sensibilità di un cantautore come Cristicchi.
Però, anch’io ho vissuto questa esperienza e trovo che in questa canzone ci sia un eccesso di romanticizzazione della malattia.
Quella malattia in particolare è molto feroce, toglie dignità.
Ha scelto di raccontare la parte più delicata, ma c’è quella dolorosa, l’abbruttimento che viene dalla fatica nel gestire da parte dei familiari quella malattia.
Non è solo la carezzina, io ti ricordo i ricordi che hai perso, ti preparo la cena, ma molto spesso anche rabbia.
Non dico che sia una canzone furba, è chiaro che lui abbia deciso cosa raccontare di quella malattia, dico però che è una canzone che racconta un pezzo di verità e ne tralascia un altro.
Avrei voluto un po’ meno retorica e un po’ più di verità.
La risposta di Cristicchi
L’autore del brano non è d’accordo con l’interpretazione di Selvaggia Lucarelli e a La Volta Buona ha spiegato il vero intento di Quando sarai piccola:
La mia è una canzone più spirituale.
Non vuole essere una cartella clinica o raccontare di una patologia, ma è un flusso, il ciclo della vita che si trasforma e noi davanti a questa trasformazione non possiamo che assistere e accettare o meno questa cosa.
Con la poesia, con questo piccolo racconto di quotidianità, ho voluto raccontare una cosa più universale.
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