Stefano Tacconi, l’ex portiere della Juventus, parla per la prima volta a Verissimo della sua malattia. Era l’aprile del 2022 quando un aneurisma celebrale lo ha colpito, durante il compleanno di sua moglie.
Da Silvia Toffanin ha rivelato: “Stavo male quel giorno ma non avevo capito quanto fosse grave. Pensavo di essere immortale. Ora torno in ospedale due volte a settimana per i controlli e faccio sempre palestra”.
Stefano Tacconi si racconta in tv dopo l’aneurisma: “Mi sentivo strano in quei giorni”
“L’abbiamo passata brutta, c’è sempre qualcosa di inaspettato”. Stefano Tacconi ha fatto il suo ingresso a Verissimo in sedia a rotelle e accompagnato da suo figlio Andrea, che lo ha assistito durante la malattia. Il pubblico li ha accolti con un fragoroso applauso, pieno di stima e di gioia dopo averlo rivisto. Ecco cosa ha rivelato:
Erano due o tre giorni che sentivo che qualcosa non andava bene, mal di testa, stanchezza, ero andato in giro per chilometri e chilometri.
Non pensavo che fosse qualcosa che avevo in testa, era il 23 aprile, un giorno speciale, il compleanno di Laura (con cui è sposato dal 2011).
Stefano Tacconi, il racconto del figlio Andrea: “Ho chiamato immediatamente i soccorsi”
Andrea Tacconi ha raccontato il suo punto di vista sull’aneurisma che ha colpito suo padre Stefano:
Quella mattina papà era pallido, ma pensavo fosse un semplice mal di testa.
Scesi dalla macchina, è subito caduto e io l’ho preso al volo.
Aveva le convulsioni e l’ho girato su un fianco per farlo respirare bene.
Preoccupato, ha chiamato subito i soccorsi: “Per fortuna sono arrivati in 5 minuti. In questi casi il tempismo è tutto”. Dopo quest’episodio, Stefano Tacconi è stato ricoverato in ospedale.
Stefano Tacconi ricorda i primi tempi in ospedale: “Non parlavo e non riuscivo a muovermi”
Dopo il malore e dopo essere stato soccorso subito da suo figlio Andrea, Stefano Tacconi è corso in ospedale, in cui ha trascorso molto tempo anche per fare la riabilitazione:
Dei primi tempi non ricordo niente, perché ero in coma, ma ricordo la fatica che ho fatto, perché la riabilitazione è stata molto dura.
In ospedale sono stato un paziente difficile.
Ho avuto la tracheotomia e sono stato intubato, non mi muovevo e non parlavo. Nonostante io sia un ex atleta ho sofferto e spesso cadevo.
Da 25 anni non toccavo una palestra e ho dovuto ricominciare da capo a camminare e parlare.
La fisioterapia mi ha aiutato tantissimo. Ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto lavorare per 4 mesi.
Stefano Tacconi, la vicinanza della famiglia e il ruolo della fede durante la malattia
Stefano Tacconi è circondato dall’affetto della sua famiglia:
Mi dicono tutti che devo stare attento, perché l’emorragia può tornare e io non sto mai fermo, ho sempre bisogno di muovermi.
La mia famiglia è la mia squadra. In questo periodo me li sono goduti tutti.
Ma non solo la famiglia. Tacconi si è affidato alla fede, in particolare a Padre Pio:
Noi in famiglia siamo devoti a Padre Pio da sempre e mia moglie non appena potevo mi portava a pregare nel santuario del Santo.
Il medico una volta le ha detto: “Preghi questa notte perché non so se arriva a domattina”. Ma lei ha resistito, e mi assiste e mi cura.
Stefano Tacconi e l’amore dei tifosi: “Neanche loro mi hanno mai lasciato solo”
Stefano Tacconi è ora tornato a casa, e non solo la famiglia e la fede gli sono stati vicino: “Anche i tifosi mi sono stati accanto. Non mi hanno mai abbandonato, sono venuti fuori l’ospedale con gli striscioni. Adesso sono qui, questo è quello che conta”.