Nella rotta balcanica sono difficilissime le condizioni in cui si trovano i migranti. Sono bloccati a Lipa, un paesino della Bosnia-Ezegovina, vicino al confine con la Croazia.
La situazione dei migranti è peggiorata alla fine di dicembre dopo l’incendio del campo dove erano alloggiati.
La scorsa settimana una delegazione composta da quattro eurodeputati del Partito Democratico sono partiti dall’Italia per constatare con i loro occhi le condizioni dei migranti della rotta balcanica. Eppure sono stati fermati dalla polizia croata.
Cosa accade ai migranti sulla rotta balcanica?
Rotta balcanica, le condizioni dei migranti
Le condizioni dei migranti nella rotta balcanica sono al limite dell’umanità. I migranti sono circa 3 mila e vagano nei boschi al freddo invernale della Bosnia-Erzegovina. Provengono dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria.
Peter van der Auverart, capo della missione nel Paese balcanico dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), ha denunciato il disastro umanitario. Dopo l’incendio al campo di Lipa, infatti, i migranti dormono nei boschi al freddo.
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Rotta balcanica, l’incendio nel campo di Lipa
Il campo di Lipa, presso Bihac, a pochi chilometri dal confine croato, è stato devastato da un incendio alla fine di dicembre causato dagli stessi migranti dopo la notizia della chiusura della tendopoli.
Qui vivevano mille migranti a cui si aggiungono altri duemila della cosiddetta rotta balcanica, che vagano da molto tempo nella zona del confine tra Bosnia e Croazia nel tentativo di arrivare in Europa.
Il capo della missione nel Paese balcanico dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha denunciato la situazione ai limiti dell’umanità in cui i migranti sono costretti a vivere:
Siamo di fronte a una catastrofe umanitaria.
La rotta balcanica non è mai stata realmente chiusa
Perché i migranti vivono in queste condizioni? La rotta balcanica è stata chiusa nel 2016 nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Turchia per arginare l’arrivo su larga scala di rifugiati e migranti in Grecia e in transito verso l’Europa. In pratica, però, la rotta non si è mai chiusa.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) nel 2020, infatti, sono stati registrati 39.648 migranti in Serbia e 16.150 in Bosnia-Erzegovina.
La Bosnia è rimasta un paese di transito sulla rotta balcanica per migranti e rifugiati provenienti dall’Asia, dall’Africa e dal Medio Oriente che si diranno verso l’Europa occidentale.
Lo stallo sulla rotta balcanica, l’approccio UE
L’Unione Europea dal 2018 al 2020 ha speso circa 89 milioni di euro per il sistema di accoglienza in Bosnia-Erzegovina.
In un discorso tenuto durante l’ultima sessione plenaria del Parlamento Europeo, il commissario agli Affari interni, Ylva Johansson, ha dichiarato che dopo l’incendio del campo di Lipa le autorità bosniache hanno montato tende e impianti di riscaldamento dietro pressione della Commissione.
Allo stesso tempo però Johansson ha spiegato che la Bosnia-Erzegovina deve:
Prendersi le proprie responsabilità e aprire centri per migranti in tutto il paese, con l’obiettivo di trovare soluzioni nel lungo termine.
Nel frattempo, la delegazione di eurodeputati del Pd, in viaggio per controllare le condizioni umanitarie dei migranti al confine tra Bosnia e Croazia, è stata fermata dalla polizia croata dapprima con un falso confine, poi, con una barriera umana.
Gli europarlamentari Brando Benifei, Pietro Bartolo, Alessandra Moretti, Pierfrancesco Majorino hanno dichiarato:
La polizia ha probabilmente qualcosa da nascondere, se siamo stati trattati così noi, figuriamoci come potrebbero essere trattati i migranti e i potenziali richiedenti asilo.
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