Attività fisica difende il cervello da quali malattie, oltre ictus e demenza?

Secondo uno studio l’attività fisica agirebbe nel migliorare la salute del cervello, riducendo l’incidenza di specifiche malattie. Vediamo quali sono e in che modo lo sport diventa un fattore importante su cui agire.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Secondo uno studio l’attività fisica agirebbe nel migliorare la salute del cervello, riducendo l’incidenza di specifiche malattie. Vediamo quali sono e in che modo lo sport diventa un fattore importante su cui agire.

Attività fisica e malattie: cosa dice lo studio

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Uno studio della Fudan University di Shanghai, in Cina, che verrà presentato dal 5 al 9 aprile 2025 a San Diego, in occasione del 77esimo incontro annuale dell’American Academy of Neurology, vuol dimostrare come praticare attività fisica porti a sviluppare con meno probabilità demenza, ictus, ansia, depressione e disturbi del sonno, rispetto a chi vive una vita sedentaria.

Questo aspetto mette in evidenza come l’attività fisica praticata possa essere considerata un fattore modificabile su cui agire per migliore la salute del cervello, riducendo così l’incidenza di specifiche malattie.

Lo studio è stato svolto su un ampio database del Regno Unito. I ricercatori hanno esaminato i dati di 73.411 persone con un’età media di 56 anni, che hanno indossato per sette giorni dei dispositivi in grado di misurare attività fisica e dispendio energetico, tramite equivalenti metabolici (MET) e tempo trascorso ogni giorno da seduti. L’attività da media a intensa, come camminare o pulire, corrispondeva a tre MET, mentre praticare un esercizio più intenso come il ciclismo a sei MET. Dallo studio è emerso come un dispendio energetico maggiore sia associato a una probabilità inferiore di sviluppare le cinque malattie, variabile dal 14% al 40%.

Attività fisica, dispendio energetico e malattie

Dallo studio è emerso come un dispendio energetico inferiore, invece, sia associato a una probabilità maggiore di sviluppare demenza, ictus, ansia, depressione e disturbi del sonno. Più tempo le persone trascorrevano sedute più era il rischio di sviluppare una delle malattie, con una percentuale dal 5% al 54% in più rispetto a chi praticava attività fisica, da leggera a moderata fino a intensa.

Le persone che non avevano sviluppato nessuna malattia avevano un dispendio medio energetico giornaliero da attività fisica moderata a intensa di 0,291 kcal (1,22 kilojoule) per chilogrammo, rispetto alle 0,262 kcal (1,10 kilojoule) di persone che avevano manifestato ansia, alle 0,257 kcal (1,08 kilojoule) di quelle che avevano sofferto per depressione, alle 0,243 kcal (1,02 kilojoule) di chi era stato colpito da ictus, alle 0,226 kcal (0,95 kilojoule) fra coloro che avevano sviluppato disturbi del sonno e alle 0,203 kcal (0,85 kilojoule) delle persone che avevano manifestato demenza.

Ricordiamo che la ricerca è stata svolta su partecipanti bianchi, quindi non è applicabile ad altri gruppi di popolazione.

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