Bianca Balti continua ad aggiornare sul suo stato di salute con nuovi post e stories sul suo profilo social. Solo poco tempo fa aveva affermato di aver concluso il percorso di chemioterapia lo scorso 27 gennaio e, per sconfiggere definitivamente il cancro, la supermodella italiana ― portatrice della mutazione genetica BRCA1 ― si sottoporrà a una nuova cura.
Vediamo ora in cosa consiste più nel dettaglio.
Il post di Bianca Balti in cui annuncia la nuova terapia
Bianca Balti ha appena preso parte alla Fashion Week di Milano e di Parigi e ora è tornata nella sua casa di Los Angeles, svelando cosa accadrà nelle prossime settimane:
A casa dopo un mese trotterellando in giro per il mondo.
Lunedì inizio la terapia con gli inibitori Parp che agisce bloccando l’enzima Parp, che aiuta a riparare il Dna danneggiato, portando alla morte delle cellule cancerose.
Funziona bene soprattutto nei tumori con mutazioni del gene Brca, come il mio.
Il dottore dovrà tenere sotto controllo come reagisco alla cura, per eventualmente modificare i dosaggi.
E non ne ho proprio voglia (ma me la faccio venire).
Come funziona la cura con gli inibitori PARP a cui si sottoporrà Bianca Balti?

Gli inibitori della PARP, ossia Poli ADP-ribosio polimerasi, sono dei farmaci che bloccano l’azione di questo enzima e impediscono alle cellule di riparare il DNA danneggiato, eliminando quelle cancerose.
Ecco il loro funzionamento, come spiegano gli autori dello studio What are PARP inhibitors?:
Quando una cellula cancerosa ha già una riparazione dei danni compromessa, come nei pazienti con una mutazione BRCA, la cellula cancerosa non si ripara da sola.
Gli inibitori di PARP impediscono alla cellula cancerosa di riparare il suo DNA danneggiato, così non può dare vita a cellule cancerose e muore.
Per quali tipi di tumore è indicata la terapia con gli inibitori PARP?
Gli inibitori PARP vengono utilizzati principalmente per la cura di alcuni tipi di tumore, in particolare quello del seno e delle ovaie, spesso associati a delle mutazioni dei geni BRCA e BRCA1, come nel caso di Bianca Balti che già si era sottoposta a un intervento di mastectomia bilaterale preventiva.
Come riferisce la Fondazione Veronesi, la terapia con i PARP viene attuata dopo l’efficacia della chemioterapia per rallentare la progressione della malattia. Inoltre, recentemente si stanno effettuando degli studi per comprendere se gli inibitori PARP possono essere utilizzati anche nella cura di altri tipi di tumore tra cui quello del pancreas ― uno dei più aggressivi ― e della prostata.
I possibili effetti collaterali e la durata della terapia
Nella terapia con gli inibitori PARP non sono esclusi i possibili effetti collaterali che, come rileva “Fondazione Veronesi” potrebbe comportare astenia, nausea, stitichezza e nei casi più gravi anche anemia e piastrinopenia.
Nonostante queste probabili controindicazioni, questa terapia è in grado di agire contro le cellule maligne, attaccandole e distruggendole, rappresentando una grande speranza per le pazienti affette da tumore.
Inoltre, la durata della cura non è uguale per tutte le donne, ma può variare in base alla malattia e alla risposta del corpo. Di norma, il trattamento può durare mesi o anche anni, fino a quando i medici non si assicurano che non vi siano stati dei peggioramenti e il quadro clinico delle pazienti rimane stabile.
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