Brain rot, parola dell’anno: cos’è e come liberarsene

Lo scrolling e il consumo passivo di contenuti digitali sono nemici delle attività cognitive: ecco come evitare di cadere nella trappola degli schermi.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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La nostra mente è un organo straordinario, capace di apprendere, adattarsi e creare in modi unici. Tuttavia, in un mondo sempre più dominato da schermi e stimoli digitali, stiamo osservando un fenomeno preoccupante: il cosiddetto brain rot, letteralmente marciume cerebrale o cervello in pappa, un termine che descrive il deterioramento cognitivo e comportamentale causato dall’esposizione prolungata e incontrollata ai media digitali.

Questo problema colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti, tratto tipico per alcuni delle generazioni Z e Alpha, i cui cervelli sono ancora in fase di sviluppo, ma può riguardare anche gli adulti. Tuttavia, piccoli accorgimenti e una solida routine quotidiana possono contrastare il fenomeno senza fatica.

Cos’è il brain rot?

brain rot

Il termine “Brain Rot”, usato già nel lontano 1854 da David Thoreau nel libro Waden per definire la tendenza delle masse a svalutare le idee complesse a favore di quelle semplici, è spesso utilizzato in modo informale per descrivere l’impatto negativo di un uso eccessivo di contenuti digitali come videogiochi, social media, piattaforme di streaming e altre forme di intrattenimento virtuale.

Parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford Dictionary, sta entrando a far parte anche della letteratura scientifica, per riassumere gli effetti cognitivi e psicologici dovuti alle malsane abitudini come lo scrolling.

Tra i peggiori fenomeni che si registrano da tali pratiche abbiamo:

  • Diminuzione della capacità di concentrazione: l’overload di stimoli digitali abitua il cervello a ricercare costantemente nuove gratificazioni rapide, rendendo difficile focalizzarsi su compiti complessi
  • Riduzione della memoria a breve termine: l’abitudine di consultare continuamente dispositivi digitali riduce la capacità del cervello di immagazzinare informazioni e di elaborarle
  • Sviluppo di abitudini procrastinatorie: il tempo passato online può portare a rimandare attività importanti a favore di intrattenimento immediato
  • Alterazione del sonno: l’esposizione prolungata agli schermi, soprattutto prima di dormire, interferisce con la produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno

Questi effetti sono particolarmente dannosi nei bambini e negli adolescenti, i cui cervelli sono ancora in fase di sviluppo e sono più vulnerabili agli effetti delle abitudini sbagliate.

Come il brain rot agisce sul cervello

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Per capire come il brain rot colpisce il nostro cervello, è utile esplorare due aspetti fondamentali: la neuroplasticità e il sistema di ricompensa.

La neuroplasticità è la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neuronali. Nei bambini e negli adolescenti, questa capacità è particolarmente pronunciata. Tuttavia, se il cervello è esposto continuamente a stimoli rapidi e superficiali, come quelli offerti dai social media o dai videogiochi a ciclo continuo, la neuroplasticità lavora contro di noi. Si creano percorsi neuronali legati alla gratificazione istantanea, a scapito di competenze cognitive più profonde, come la risoluzione dei problemi e la creatività.

Il sistema di ricompensa del nostro cervello rilascia dopamina ogni volta che riceviamo un premio, come un “like” su Instagram o il completamento di un livello in un videogioco. Questo meccanismo, che in origine ci serviva per motivarci a svolgere attività utili, viene iperstimolato dai media digitali. Il risultato? Una dipendenza dai “micro-premi” digitali, con una conseguente diminuzione dell’interesse per attività meno immediate ma più significative, come la lettura, lo studio o l’attività fisica.

Come evitare il brain rot: strategie pratiche

Evitare il brain rot richiede un approccio consapevole e sistematico. Di seguito, alcune strategie concrete per proteggere la salute mentale, con un focus su bambini, adolescenti e anche adulti.

1. Impostare limiti di tempo per l’uso degli schermi

Gli schermi non sono il nemico, ma un uso eccessivo lo diventa. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i bambini sotto i 2 anni non dovrebbero essere esposti a schermi, mentre per i ragazzi sopra i 12 anni è consigliato un massimo di due ore al giorno per attività non scolastiche.

Per nostra fortuna, è proprio la tecnologia a poterci dare una mano fornendo strumenti utili per limitare le ore passate allo schermo: app di gestione del tempo come Screen Time (per iPhone) o Digital Wellbeing (per Android) aiutano a tenere traccia delle proprie attività online. Esistono anche delle impostazioni di sistema su tutti i cellulari ormai in cui si può stabilire un timer di utilizzo, al termine del quale le attività vengono inibite.

Per evitare discussioni e tragedie domestiche con i figli attaccati ai videogiochi, gli esperti consigliano ai genitori di instaurare un dialogo aperto ma deciso per stabilire un tempo preciso, ad esempio un’ora al giorno, e solo dopo aver completato compiti o attività fisiche.

2. Favorire attività offline stimolanti

Una delle migliori strategie contro il brain rot è offrire alternative valide agli schermi, sostituendo il tempo digitale con attività che coinvolgono la mente e il corpo.

Se per i più piccoli rimangono sempre valide attività creative come il disegno, la scrittura o la musica, i giochi da tavolo che stimolano il pensiero strategico, ai più grandi va fatto riscoprire il valore della lettura, dello sport o delle passeggiate nella natura, appassionandoli alle attività all’aperto e in comunità.

3. Educare al consumo consapevole

Il problema non è solo quanto tempo passiamo online, ma anche come lo usiamo. È importante insegnare ai più giovani a essere consumatori critici di contenuti digitali, facendoli riflettere su quello che stanno guardando, se piaccia o meno, se siano contenuti utili o divertenti, insomma, stimolandoli a formarsi un’opinione precisa in ogni momento della visione di reel e video, senza diventare abulici.

Non tutto quello che è sui social è spazzatura: sulle piattaforme come TikTok lavorano creator educativi o ispiranti, che possono essere indicati ai propri figli come modelli da seguire o da cui apprendere qualcosa di realmente significativo.

4. Stabilire una routine serale senza schermi

L’esposizione agli schermi prima di dormire è uno dei principali fattori di alterazione del sonno. Una routine serale “digital detox” può migliorare significativamente la qualità del riposo.

Il consiglio è quello di spegnere i dispositivi almeno un’ora prima di andare a letto e riempire il tempo con attività rilassanti, come la lettura o la meditazione, individualmente o con tutta la famiglia.

5. Promuovere il pensiero profondo e la concentrazione

Il brain rot riduce la nostra capacità di pensare in modo critico e profondo. Per combattere questo effetto, è utile allenare il cervello con attività che richiedono concentrazione, introducendo, ad esempio, brevi sessioni di mindfulness per aiutare i bambini e gli adolescenti a concentrarsi meglio.

Utilissimi in questo senso i giochi da tavola o quelli “antichi”, come i puzzle o gli scacchi, che migliorano la capacità di concentrazione.

6. Essere un modello positivo

I bambini e gli adolescenti imitano ciò che vedono. Se i genitori trascorrono molto tempo sullo smartphone o al computer, è probabile che i figli seguano il tuo esempio.

Ecco perché un uso consapevole della tecnologia è necessario per mostrare come bilanciare il tempo digitale con le attività offline. Ad esempio, durante i pasti o le serate in famiglia, è meglio lasciare il telefono in un’altra stanza per incoraggiare la conversazione e la connessione.

Si può guarire dal brain rot?

Sì, ma con alcune precisazioni. Il recupero dipende dalla gravità degli effetti e dal tempo trascorso in cattive abitudini.

Nei bambini e negli adolescenti, l’inversione del brain rot è spesso più rapida grazie alla loro elevata neuroplasticità. Negli adulti, il processo potrebbe richiedere più tempo, ma è assolutamente possibile migliorare concentrazione, memoria e benessere generale adottando un approccio disciplinato e proattivo.

L’importante è iniziare il cambiamento e perseverare, ricordando che il cervello è un alleato potente: con i giusti stimoli, può tornare a dare il meglio di sé.

Leggi anche: BoringPhone, lo smartphone che ti disintossica dallo smartphone

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