La nostra mente è un organo straordinario, capace di apprendere, adattarsi e creare in modi unici. Tuttavia, in un mondo sempre più dominato da schermi e stimoli digitali, stiamo osservando un fenomeno preoccupante: il cosiddetto brain rot, letteralmente marciume cerebrale o cervello in pappa, un termine che descrive il deterioramento cognitivo e comportamentale causato dall’esposizione prolungata e incontrollata ai media digitali.
Questo problema colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti, tratto tipico per alcuni delle generazioni Z e Alpha, i cui cervelli sono ancora in fase di sviluppo, ma può riguardare anche gli adulti. Tuttavia, piccoli accorgimenti e una solida routine quotidiana possono contrastare il fenomeno senza fatica.
Cos’è il brain rot?
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Il termine “Brain Rot”, usato già nel lontano 1854 da David Thoreau nel libro Waden per definire la tendenza delle masse a svalutare le idee complesse a favore di quelle semplici, è spesso utilizzato in modo informale per descrivere l’impatto negativo di un uso eccessivo di contenuti digitali come videogiochi, social media, piattaforme di streaming e altre forme di intrattenimento virtuale.
Parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford Dictionary, sta entrando a far parte anche della letteratura scientifica, per riassumere gli effetti cognitivi e psicologici dovuti alle malsane abitudini come lo scrolling.
Tra i peggiori fenomeni che si registrano da tali pratiche abbiamo:
- Diminuzione della capacità di concentrazione: l’overload di stimoli digitali abitua il cervello a ricercare costantemente nuove gratificazioni rapide, rendendo difficile focalizzarsi su compiti complessi
- Riduzione della memoria a breve termine: l’abitudine di consultare continuamente dispositivi digitali riduce la capacità del cervello di immagazzinare informazioni e di elaborarle
- Sviluppo di abitudini procrastinatorie: il tempo passato online può portare a rimandare attività importanti a favore di intrattenimento immediato
- Alterazione del sonno: l’esposizione prolungata agli schermi, soprattutto prima di dormire, interferisce con la produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno
Questi effetti sono particolarmente dannosi nei bambini e negli adolescenti, i cui cervelli sono ancora in fase di sviluppo e sono più vulnerabili agli effetti delle abitudini sbagliate.
Come il brain rot agisce sul cervello
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Per capire come il brain rot colpisce il nostro cervello, è utile esplorare due aspetti fondamentali: la neuroplasticità e il sistema di ricompensa.
La neuroplasticità è la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neuronali. Nei bambini e negli adolescenti, questa capacità è particolarmente pronunciata. Tuttavia, se il cervello è esposto continuamente a stimoli rapidi e superficiali, come quelli offerti dai social media o dai videogiochi a ciclo continuo, la neuroplasticità lavora contro di noi. Si creano percorsi neuronali legati alla gratificazione istantanea, a scapito di competenze cognitive più profonde, come la risoluzione dei problemi e la creatività.
Il sistema di ricompensa del nostro cervello rilascia dopamina ogni volta che riceviamo un premio, come un “like” su Instagram o il completamento di un livello in un videogioco. Questo meccanismo, che in origine ci serviva per motivarci a svolgere attività utili, viene iperstimolato dai media digitali. Il risultato? Una dipendenza dai “micro-premi” digitali, con una conseguente diminuzione dell’interesse per attività meno immediate ma più significative, come la lettura, lo studio o l’attività fisica.
Come evitare il brain rot: strategie pratiche
Evitare il brain rot richiede un approccio consapevole e sistematico. Di seguito, alcune strategie concrete per proteggere la salute mentale, con un focus su bambini, adolescenti e anche adulti.
1. Impostare limiti di tempo per l’uso degli schermi
Gli schermi non sono il nemico, ma un uso eccessivo lo diventa. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i bambini sotto i 2 anni non dovrebbero essere esposti a schermi, mentre per i ragazzi sopra i 12 anni è consigliato un massimo di due ore al giorno per attività non scolastiche.
Per nostra fortuna, è proprio la tecnologia a poterci dare una mano fornendo strumenti utili per limitare le ore passate allo schermo: app di gestione del tempo come Screen Time (per iPhone) o Digital Wellbeing (per Android) aiutano a tenere traccia delle proprie attività online. Esistono anche delle impostazioni di sistema su tutti i cellulari ormai in cui si può stabilire un timer di utilizzo, al termine del quale le attività vengono inibite.
Per evitare discussioni e tragedie domestiche con i figli attaccati ai videogiochi, gli esperti consigliano ai genitori di instaurare un dialogo aperto ma deciso per stabilire un tempo preciso, ad esempio un’ora al giorno, e solo dopo aver completato compiti o attività fisiche.
2. Favorire attività offline stimolanti
Una delle migliori strategie contro il brain rot è offrire alternative valide agli schermi, sostituendo il tempo digitale con attività che coinvolgono la mente e il corpo.
Se per i più piccoli rimangono sempre valide attività creative come il disegno, la scrittura o la musica, i giochi da tavolo che stimolano il pensiero strategico, ai più grandi va fatto riscoprire il valore della lettura, dello sport o delle passeggiate nella natura, appassionandoli alle attività all’aperto e in comunità.
3. Educare al consumo consapevole
Il problema non è solo quanto tempo passiamo online, ma anche come lo usiamo. È importante insegnare ai più giovani a essere consumatori critici di contenuti digitali, facendoli riflettere su quello che stanno guardando, se piaccia o meno, se siano contenuti utili o divertenti, insomma, stimolandoli a formarsi un’opinione precisa in ogni momento della visione di reel e video, senza diventare abulici.
Non tutto quello che è sui social è spazzatura: sulle piattaforme come TikTok lavorano creator educativi o ispiranti, che possono essere indicati ai propri figli come modelli da seguire o da cui apprendere qualcosa di realmente significativo.
4. Stabilire una routine serale senza schermi
L’esposizione agli schermi prima di dormire è uno dei principali fattori di alterazione del sonno. Una routine serale “digital detox” può migliorare significativamente la qualità del riposo.
Il consiglio è quello di spegnere i dispositivi almeno un’ora prima di andare a letto e riempire il tempo con attività rilassanti, come la lettura o la meditazione, individualmente o con tutta la famiglia.
5. Promuovere il pensiero profondo e la concentrazione
Il brain rot riduce la nostra capacità di pensare in modo critico e profondo. Per combattere questo effetto, è utile allenare il cervello con attività che richiedono concentrazione, introducendo, ad esempio, brevi sessioni di mindfulness per aiutare i bambini e gli adolescenti a concentrarsi meglio.
Utilissimi in questo senso i giochi da tavola o quelli “antichi”, come i puzzle o gli scacchi, che migliorano la capacità di concentrazione.
6. Essere un modello positivo
I bambini e gli adolescenti imitano ciò che vedono. Se i genitori trascorrono molto tempo sullo smartphone o al computer, è probabile che i figli seguano il tuo esempio.
Ecco perché un uso consapevole della tecnologia è necessario per mostrare come bilanciare il tempo digitale con le attività offline. Ad esempio, durante i pasti o le serate in famiglia, è meglio lasciare il telefono in un’altra stanza per incoraggiare la conversazione e la connessione.
Si può guarire dal brain rot?
Sì, ma con alcune precisazioni. Il recupero dipende dalla gravità degli effetti e dal tempo trascorso in cattive abitudini.
Nei bambini e negli adolescenti, l’inversione del brain rot è spesso più rapida grazie alla loro elevata neuroplasticità. Negli adulti, il processo potrebbe richiedere più tempo, ma è assolutamente possibile migliorare concentrazione, memoria e benessere generale adottando un approccio disciplinato e proattivo.
L’importante è iniziare il cambiamento e perseverare, ricordando che il cervello è un alleato potente: con i giusti stimoli, può tornare a dare il meglio di sé.
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