Una nuova scoperta ha individuato un gene che ripara il tessuto cardiaco danneggiato dopo un infarto. Rispetto agli altri tessuti del nostro corpo infatti quello del cuore è incapace di rigenerarsi.
Il team di ricerca è guidato da studiosi dell’Università di Bologna, con il contributo dei ricercatori Nicola Pianca e Francesca Sacchi, e a cui hanno collaborato anche i gruppi guidati da Mattia Lauriola, Giovanna Cenacchi, Luisa Iommarini, Anna Maria Porcelli e Carlo Ventura.
Lo studio è stato inoltre pubblicato sulla rivista “Nature Cardiovascular Research”.
Cosa avviene nel cuore dopo un infarto
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Secondo lo studio del team dell’Università di Bologna l’incapacità del muscolo cardiaco di rigenerarsi dopo un infarto è dovuto all’azione di una classe di ormoni steroidei, i glucocorticoidi, che svolgono ruoli importanti nello sviluppo, metabolismo, mantenimento dell’omeostasi, nella gestione di situazioni di stress e spingerebbero le cellule del cuore a maturare dopo la nascita e al tempo stesso ne bloccherebbero la proliferazione, ma anche all’assenza di una significativa presenza di cellule staminali in questo tessuto avrebbe il suo peso
Per questo il tessuto cardiaco, a differenza degli altri tessuti del corpo, non è in grado di rigenerarsi. Dopo un infarto le cellule del muscolo cardiaco muoiono e vengono sostituite da tessuto cicatriziale. Inoltre in base all’entità del danno si avrà un’insufficienza cardiaca, ossia il cuore non riuscirà a pompare abbastanza per soddisfare le esigenze dell’organismo.
Riguardo alla recente scoperta Gabriele D’Uva, ricercatore del gruppo che ha coordinato lo studio presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna, ha dichiarato:
I risultati che abbiamo ottenuto mostrano che i glucocorticoidi rappresentano un importante freno della capacità rigenerativa cardiaca: la loro inibizione ha infatti mostrato esiti promettenti nella riparazione del tessuto cardiaco danneggiato.
Si tratta di una scoperta molto rilevante, che in futuro potrebbe portare a trattamenti efficaci per migliorare le condizioni del cuore dei pazienti colpiti da infarto.
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— Nature Cardiovascular Research (@NatureCVR) June 22, 2022
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