Intolleranze alimentari, le più frequenti e come difendersi

Le intolleranze alimentari, un disturbo comune di cui sappiamo ancora poco

Andrea Gioacchini
Andrea Gioacchini
Classe '99, romano, si occupa di comunicazione editoria e giornalismo dal 2020. “Cerco pace in questo vento e scovo un soffio di lucidità” è il suo motto.
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Le intolleranze alimentari sono un disturbo molto comune, i cui sintomi possono essere molteplici. L’Istituto Superiore di Sanità traccia una differenza netta tra intolleranza e allergia.

A differenza delle allergie, si parla di intolleranza alimentare quando la reazione non coinvolge il sistema immunitario. Esse sono più frequenti e meno pericolose rispetto alle allergie, anche se possono comunque recare importanti disagi, con sintomi meno gravi ma più persistenti.

Mentre i soggetti allergici sono costretti a escludere dalla loro dieta gli alimenti incriminati, molto spesso i soggetti intolleranti, sotto il parere di un medico, possono reintrodurre, di tanto in tanto, piccole quantità dei componenti in questione.

Comprendere i sintomi di queste reazioni è fondamentale per riconoscerle e imparare a gestirle con efficacia.


Riconoscere i sintomi delle intolleranze alimentari

Riconoscere i sintomi delle intolleranze alimentari può risultare complesso, in quanto i segnali sono spesso simili a quelli di altri disturbi gastrointestinali e possono variare molto da persona a persona. In genere, i sintomi si manifestano alcune ore dopo aver ingerito il cibo problematico e possono durare anche per giorni.

L’Istituto Superiore di Sanità offre una panoramica sulle diverse tipologie di intolleranze alimentari. Quelle enzimatiche sono caratterizzate dall’incapacità di metabolizzare determinate sostanze presenti all’interno dell’organismo, come per esempio l’intolleranza al lattosio e al glutine.

Le intolleranze farmacologiche, invece, fanno la loro comparsa su soggetti con una particolare reattività a specifiche molecole presenti in determinati cibi.
Le intolleranze più comuni includono quelle al lattosio, al glutine e alle sostanze presenti in cibi come i legumi e il cioccolato.

Riconoscere questi sintomi permette di intervenire tempestivamente, riducendo il disagio e limitando l’esposizione agli alimenti in questione.

L’intolleranza al lattosio è sicuramente la più comune, essa può essere genetica o manifestarsi in un’età più adulta, e coinvolge circa il 50 percento della popolazione italiana.

Il lattosio è costituito da glucosio e il galattosio e si trova nel latte, nello yogurt e nei formaggi freschi. L’intolleranza al lattosio è costituita dall’incapacità dell’organismo di digerire completamente lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi.

Il lattosio è presente in gran parte dei prodotti alimentari, sia come ingrediente principale che come additivo. È presente, infatti, in numerose caramelle, cioccolata, gelato, burro e alimenti in scatola.

In rapida crescita, invece, è la percentuale di persone che soffrono e devono affrontare l’intolleranza al glutine. Essa produce gli stessi sintomi della celiachia, ma in forma più lieve.

L’intolleranza al glutine non crea dei veri e propri danni per l’intestino, ma i fastidi e i sintomi sono comunque invasivi e molteplici.

La celiachia, invece, è una malattia autoimmunitaria che colpisce solo soggetti geneticamente predisposti.

Dai dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2022 in Italia risultano diagnosticati 251.939 celiaci di cui il 70% (176.054) appartenenti alla popolazione femminile ed il restante 30% (75.885) a quella maschile.

I sintomi più comuni sono il gonfiore addominale, i crampi allo stomaco, il mal di testa, la dissenteria e la sonnolenza. Essi, solitamente, si manifestano subito dopo aver mangiato cibi contenenti glutine.

Leggi anche: Celiachia e sensibilità al glutine, eliminarlo dalla dieta porta a carenze nutrizionali?


Sintomi comuni di intolleranze alimentari

I sintomi comuni di intolleranze alimentari sono piuttosto variabili, ma generalmente essi riguardano l’apparato intestinale. In casi specifici la sintomatologia può diventare cronica.

Le allergie, invece, possono manifestarsi anche senza sintomi intestinali, ma possono avere complicanze più gravi come lo shock anafilattico.

I sintomi più comuni sono: il gonfiore addominale, spesso accompagnato da sensazioni di eccessiva sazietà; dolori intensi localizzati nella zona addominale, accompagnati da crampi che possono durare anche delle ore; nausea; gas intestinali; diarrea; frequente mal di testa e una condizione di stanchezza cronica.

Tali sintomi possono apparire singolarmente o in combinazione, a seconda della gravità dell’intolleranza, della quantità di cibo ingerito e in base ad una predisposizione fisica della persona coinvolta.

Una regolare manifestazione sintomatologica dopo il consumo di determinati alimenti può rappresentare un campanello d’allarme, chiedere un parere medico può essere la giusta soluzione.


Come difendersi dai sintomi delle intolleranze alimentari

Non è possibile prevenire le intolleranze alimentari, ma è possibile difendersi dai sintomi grazie ad una serie di regole e strategie che possano aiutarci ad una corretta gestione quotidiana.

Il primo passo è sicuramente quello di identificare gli alimenti problematici (rivolgersi ad un nutrizionista per specifici test può confermare la diagnosi), successivamente è opportuno ridurre o eliminare i cibi identificati.

Alcune intolleranze, infatti, sempre sotto supervisione medica, possono tollerare piccole quantità.

Oggi è possibile sostituire gli alimenti che causano intolleranze con cibi alternativi, il latte senza lattosio o i prodotti gluten-free permettono di seguire una dieta equilibrata senza grandi rinunce.

Il modo migliore per difendersi resta comunque il consulto medico, il parere di un esperto può offrire consigli personalizzati e monitorare la salute generale.

A tal proposito, si è esposto Luca Piretta, medico gastroenterologo e docente di Allergie e intolleranze alimentari al Campus Biomedico di Roma, in un’intervista rilasciata al TG2 nel 2019:


Bisogna, insieme al proprio medico, studiare una strategia alimentare per ridurre la quantità di cibo incriminato.

Portare i pazienti in una condizione di benessere, ci si riesce nel 60-70 percento dei casi,

e poi stimolare il paziente dando quegli elementi tolti, uno alla volta, per determinare quale esattamente determina il disturbo.

Per una corretta diagnosi delle intolleranze alimentari è necessario sottoporsi a un test, di cui ne esistono di diversi tipi che si possono eseguire in due modi differenti.

Uno è il Breath Test (esame del respiro) e l’altro è l’esame sierologico, del sangue.

Il Breath Test serve per ricercare l’intolleranza al lattosio attraverso la raccolta di campioni di aria espirata in un sacchetto di plastica a intervalli regolari, prima e dopo l’ingestione di uno specifico zucchero sciolto in acqua.

L’esame sierologico, invece, è un semplice esame del sangue. Grazie a quest’ultimo, che ricerca nel sangue del paziente la presenza degli anticorpi specifici, è possibile rilevare l’intolleranza al glutine.

Un approccio informato e consapevole può aiutare a prevenire e, soprattutto, controllare i sintomi delle intolleranze alimentari.

È fondamentale imparare a gestire le proprie scelte alimentari per migliorare la propria salute generale e ridurre i disagi fisici che un’intolleranza comporta.

Leggi anche: Longevità, se cambi dieta a 40 anni vivi 10 anni in più

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