Gabriella Pravettoni ha ricevuto il 18 novembre lo “Special Recognition Award”, consegnatole dall’American-Italian Cancer Foundation. Pravettoni è direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e professoressa di Psicologia delle Decisioni all’Università degli Studi di Milano.
La cerimonia si è svolta a New York e ha visto per la prima volta trionfare una psiconcologa. Il riconoscimento è stato assegnato, infatti, “per l’importante contributo nello sviluppo della psiconcologia“. Bisogna sottolineare quanto, nei pazienti affetti da cancro, sia diffuso sviluppare un disagio psicologico, che necessita il giusto sostegno per essere superato.
L’attività di Gabriella Pravettoni
L’American-Italian Cancer Foundation è stata istituita a New York, nel 1980, da Umberto Veronesi. Il fine è quello di creare un collegamento tra la ricerca in Italia e quella negli Stati Uniti, in modo da migliorare gli strumenti utili per combattere il cancro. Inoltre, si vuole garantire un certo sostegno economico ai giovani ricercatori.
Nel 2023, Gabriella Pravettoni ha portato a Milano il Congresso Mondiale di Psiconcologia. La dottoressa si occupa da molto tempo, infatti, di processi decisionali e di psicologia della salute, presso l’Università degli Studi di Milano. Il suo lavoro si articola tra la Statale e l’Istituto Europeo di Oncologia, dove è principalmente focalizzata. In questi istituti è coinvolta nella pratica clinica e nella ricerca scientifica, ponendo grande attenzione alle medical humanities, al decision making e all’empowerment. Quest’ultimo è visto come un processo che aumenta le risorse personali psico-sociali del paziente, nella gestione della malattia e del percorso di cura.
L’attività di Pravettoni si concentra, dunque, non solo sul paziente ma anche sulla sua famiglia, sul medico e sulla società. Queste sono state le sue parole di ringraziamento, quando ha ricevuto il premio:
Sono molto onorata di ricevere questo riconoscimento da un ente italo-americano, che vede tra i suoi fondatori proprio Umberto Veronesi.
Sono cresciuta professionalmente allo Ieo, l’ospedale istituito dal professore.
Il riconoscimento dell’American-Italian Cancer Foundation suggella il lavoro che, con la mia équipe, abbiamo svolto in questi anni e “completa” il ponte della ricerca fra Italia e Stati Uniti, aggiungendo il pilastro fondamentale della psiconcologia.
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La prospettiva psicosociale in oncologia
Pravettoni è impegnata, sui temi appena citati, in diversi progetti di ricerca internazionali, per i quali è prevista la collaborazione multidisciplinare di importanti centri di riferimento. Inoltre, la psiconcologa è estremamente convinta dell’importanza dell’aspetto cognitivo per affrontare tematiche come il cancro:
La prospettiva psicosociale in oncologia si è sviluppata a partire dalla metà del secolo scorso negli Stati Uniti.
In Europa e in Italia, l’attenzione a questi aspetti ha preso corpo negli anni ’70 e ’80, a cui risalgono le prime pubblicazioni scientifiche di psiconcologia, a partire dai lavori di Jimmie Holland del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.
Oggi è consolidato il valore della psiconcologia a supporto del percorso terapeutico del paziente colpito dal cancro perché, come ha sempre sostenuto il professor Veronesi, non si può eliminare il tumore dal corpo, senza toglierlo anche dalla mente della persona.
In Italia e negli Stati Uniti, ma in realtà in tutto il mondo, sta aumentando sempre più l’incidenza di casi di tumore. Proprio per questo, a Gabriella Pravettoni preme ribadire che, per i pazienti oncologici, l’importante è sì guarire, ma soprattutto farlo in maniera gradevole e funzionale:
Oggi, in molti casi, è possibile raggiungere la guarigione o cronicizzare il cancro.
Per i pazienti oncologici non conta solo allungare la vita in termini di tempo, ma anche che questo tempo sia di qualità.
Il 20% delle persone con tumore è colpito da depressione e oltre il 50% sviluppa disagio psicologico.
Questi disturbi, che rientrano nel distress emozionale, hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull’adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici.
Uno studio olandese ha dimostrato che il disagio emotivo può influenzare negativamente la risposta alle terapie immunoterapiche contro il tumore.
È quindi fondamentale garantire il supporto psiconcologico, anche da remoto attraverso piattaforme, perché queste persone possano prendersi cura di sé anche a livello psicologico ed emozionale.
In conclusione Pravettoni afferma:
In Europa, però, solo il 37% dei Paesi stanzia un budget specifico da destinare a questo tipo di sostegno, con il risultato che spesso il bisogno di cure psiconcologiche resta insoddisfatto.
In Italia lo psicologo dedicato all’oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, ma solo il 20% dei pazienti riceve effettivamente questo supporto.
Per esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast Unit ha stabilito che all’interno dei team multidisciplinari siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari o supportate da associazioni, fondazioni, enti del terzo settore.
Vanno colmate quanto prima queste lacune, perché è importante che ogni persona, al momento della diagnosi e nelle diverse fasi della malattia, sia sottoposta a uno screening da parte dello psiconcologo per valutare il livello di disagio mentale.
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