L’alopecia areata è una patologia autoimmune che causa la perdita improvvisa e spesso imprevedibile dei capelli e dei peli corporei, con un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti.
Dopo anni di ricerca e opzioni terapeutiche limitate è stato recentemente approvato, dall’Agenzia Italiana del Farmaco, il ritlecitinib, un nuovo medicinale per adulti e adolescenti dai 12 anni in su che soffrono di questa malattia in forma grave. La compressa, da assumere una volta al giorno, è disponibile attraverso il Servizio sanitario nazionale.
Vediamo insieme di che si tratta e perché rappresenta una novità importante nel panorama terapeutico.
Meccanismo d’azione del ritlecitinib
Il ritlecitinib è un inibitore selettivo delle Janus chinasi di tipo 3 (JAK3) e delle chinasi della famiglia TEC. Queste proteine svolgono un ruolo importante nella trasmissione del segnale intracellulare di numerose citochine coinvolte nella risposta immunitaria, in particolare quella mediata dai linfociti T.
L’ iperattivazione di questi percorsi è una delle componenti chiave nella fisiopatologia dell’alopecia areata, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente i follicoli piliferi.
Come spiega a “Il Corriere della Sera” Bianca Maria Piraccini, Ordinario di Dermatologia presso l’Università di Bologna:
Per anni, le opzioni terapeutiche sono state limitate all’uso di corticosteroidi con risultati spesso temporanei e recidive frequenti.
Poi abbiamo compreso un meccanismo-chiave alla base dell’alopecia areata e negli ultimi tre anni lo scenario terapeutico si è evoluto grazie all’introduzione di farmaci bersaglio-specifico come i JAK inibitori.
Sono terapie orali mirate che modulano la risposta immunitaria anomala e favoriscono la riattivazione del ciclo follicolare.
La ricrescita, tuttavia, non è immediata: il follicolo ha bisogno di tempo per riprendere la produzione del capello ed è quindi necessario un trattamento protratto per diversi mesi per poter vedere i primi risultati.
In Italia, l’accesso al nuovo farmaco è riservato ai pazienti affetti da forme gravi di alopecia areata, definite dalla perdita di almeno il 50% del cuoio capelluto.
L’ idoneità alla terapia viene stabilita sulla base di criteri clinici precisi. Dopo un’attenta valutazione da parte di uno specialista, si può avviare un trattamento medico che prevede la somministrazione del farmaco in ospedale. Come continua la professoressa Piraccini:
Uno dei trattamenti più promettenti è ritlecitinib, primo farmaco orale sviluppato appositamente per l’alopecia areata, che ha dimostrato efficacia anche nelle forme molto gravi, come l’alopecia totale e universale, quando si perdono tutti i peli corporei, incluse le sopracciglia.
Somministrato una volta al giorno, ha cambiato l’approccio alla patologia e l’indicazione anche negli adolescenti è particolarmente rilevante visto che spesso la malattia esordisce in età scolare o nei giovani adulti.
Per i pazienti con forme meno estese, restano valide le terapie tradizionali, come cortisonici topici, immunoterapie locali e trattamenti sistemici, già ampiamente utilizzati nella pratica clinica.
Il risultato di ritlecitinib
L’efficacia di ritlecitinib contro l’alopecia areata grave è stata dimostrata dallo studio internazionale ALLEGRO, che ha coinvolto 718 pazienti con una perdita di capelli pari o superiore al 50% del cuoio capelluto. Il farmaco è stato confrontato con un placebo per valutarne la capacità di stimolare la ricrescita dei capelli e di conseguenza migliorare la qualità della vita.
Dopo 24 settimane di trattamento, il 13% dei pazienti ha raggiunto una copertura del cuoio capelluto superiore al 90%, e il 23% superiore all’80%, contro appena l’1,6% di chi aveva assunto il placebo. Dopo 48 settimane, la percentuale di pazienti vicini alla remissione è salita al 31%.
Anche lo studio a lungo termine ALLEGRO-LT ha confermato che il farmaco è efficace e ben tollerato fino a due anni di trattamento, con pochi effetti collaterali.
In cosa consiste l’alopecia areata?

L’alopecia areata è una malattia causata da un errore del sistema immunitario. Quest’ultimo, percepisce i capelli e i peli come dei corpi estranei all’organismo e li fa cadere. Può comparire in qualunque fase della vita, ma tende a manifestarsi più frequentemente nei soggetti giovani: circa il 70% riceve la diagnosi prima di aver compiuto 30 anni, mentre, solo il 20% la sviluppa dopo i 40 anni.
Per comprende a fondo in cosa consiste questa patologia, menzioniamo ancora una volta Bianca Maria Piraccini, che afferma:
L’alopecia areata è una malattia infiammatoria autoimmune a decorso cronico e imprevedibile.
Si manifesta tipicamente con una perdita di capelli a chiazze rotonde o ovali, di dimensioni variabili, con cute glabra Colpisce i follicoli piliferi interrompendo il loro ciclo di crescita e provocando la caduta dei capelli.
nei casi più gravi, può estendersi anche a sopracciglia, ciglia e altri peli corporei.
Le difese immunitarie agiscono in modo errato su strutture sane: i follicoli vengono danneggiati, ma non distrutti, e questo rende possibile la ricrescita, se l’infiammazione viene adeguatamente controllata.
Una condizione che colpisce non solo a livello fisico ma anche psicologico. Le persone che ci convivono, a volte, hanno difficoltà nel continuare a svolgere le normali azioni quotidiane per timore del giudizio altrui.
Influenza la psiche
La perdita improvvisa e veloce dei capelli può generare uno stato di ansia, stress e depressione nelle persone che vengono colpite. Anche l’autostima ne soffre e subisce un forte calo. In questo modo, diventa difficile accettare la propria immagine e ridefinire il proprio sé sia fisico che interiore.
Come dichiara a “Il Corriere della Sera”, la presidente dell’Associazione Italiana Pazienti con Alopecia, Claudia Cassia:
Ad aggravare il peso, c’è il fatto che molto spesso la patologia viene “sminuita” o viene erroneamente attribuita allo stress, oppure ancora dobbiamo spiegare che non è contagiosa.
Un carico ulteriore è la percezione sociale della malattia, che può portare a isolamento, difficoltà nelle relazioni quotidiane e, in alcuni casi, a episodi di discriminazione.
Per chi ne soffre, l’alopecia, è una sfida quotidiana, una ferita aperta, un dramma intimo e sociale.
A chi mi chiede cosa comporti davvero rispondo che non è solo una malattia visibile, è una condizione che cambia il modo in cui ci vediamo e in cui ci guardano.
A pagarne il prezzo più alto sono i più giovani: gli adolescenti che vengono bullizzati a scuola, i bambini esclusi dalla piscina perché “fanno impressione”, le ragazze che si nascondono sotto una parrucca, i ragazzi che smettono di uscire.
Ma combattiamo anche con discriminazioni pesanti sul luogo di lavoro, compresa l’esclusione da alcuni concorsi.
L’arrivo di una cura come il ritlecitinib rappresenta molto di più di un’opzione farmacologica. È un passo avanti che offre alle persone colpite sia la possibilità di far ricrescere lentamente i propri capelli, sia la speranza di ritrovare fiducia in sé stesse e riconciliarsi con la propria immagine.
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