Tumore alla prostata, qual è la nuova cura che blocca le metastasi

Una ricerca sperimentale ha trovato una possibile nuova cura contro le metastasi del tumore alla prostata. Cosa sappiamo e i risultati dello studio.

Andrea Gioacchini
Andrea Gioacchini
Classe '99, romano, si occupa di comunicazione editoria e giornalismo dal 2020. “Cerco pace in questo vento e scovo un soffio di lucidità” è il suo motto.
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Trovata una nuova cura per il trattamento del tumore alla prostata. Uno studio condotto dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e pubblicato sulla rivista Lancet Oncology ha dimostrato come, attraverso una ricerca effettuata accuratamente, sia possibile curare il tumore alla prostata quando quest’ultimo si ripresenta con poche metastasi.

Il tumore alla prostata è uno dei più diffusi tra gli uomini, ma la percentuale di sopravvivenza risulta essere elevata. Esso, si legge sul sito ufficiale dell’AIRC, “ha origine dalle cellule presenti all’interno di una ghiandola, la prostata, che cominciano a crescere in maniera incontrollata”.

In Italia esso colpisce il 18,5% della popolazione maschile, secondo una stima di cinque anni fa sono circa 36.000 i nuovi casi all’anno.

Sono diversi gli esami che possono aiutarci a diagnosticare in tempo il tumore alla prostata, l’indice di sopravvivenza risulta essere comunque molto elevato, sono infatti circa il 92% i pazienti ancora vivi dopo cinque anni dalla diagnosi.

Lo studio ha dimostrato come, attraverso una combinazione tra una breve terapia ormonale e la radioterapia stereotassica, sia possibile raddoppiare la sopravvivenza senza progressione della malattia nei pazienti con oligometastasi.

Tumore alla prostata, i risultati dello studio

Lo studio, coordinato dalla Professoressa Barbara Alicja Jereczek-Fossa e la dottoressa Giulia Marvaso, prende il nome di Radiosa. Esso è una sperimentazione clinica ancora nella seconda fase e ha visto la partecipazione di 102 pazienti di un’età media di 70 anni.

I 102 pazienti sono stati suddivisi in due differenti bracci: il primo braccio è stato trattato con la sola radioterapia stereotassica, l’altro è stato invece curato con stereotassica associata a una breve terapia ormonale.

I risultati sono stati sorprendenti: il secondo gruppo ha registrato una sopravvivenza libera da progressione della malattia di circa 32 mesi, a differenza del primo gruppo che invece si è fermato a 15 mesi.

Il professor Roberto Orecchia, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, ha sottolineato l’importanza dello studio con queste parole:

La pubblicazione su The Lancet Oncology è un riconoscimento importante per l’impegno costante dell’Ieo verso l’innovazione, la qualità delle cure e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti con tumori metastatici.

Inoltre, è una dimostrazione di come si sta trasformando il modo in cui affrontiamo il tumore metastatico:

puntiamo non solo ad allungare la vita dei pazienti, ma anche a migliorarne la qualità, offrendo loro la possibilità di mantenere una quotidianità normale anche in fase metastatica.

Lo studio Radiosa si inserisce in questa direzione, dimostrando che oggi non c’è differenza in termini di investimento terapeutico fra cura di un tumore primario e secondario.

Tant’è che è ragionevole iniziare a porsi come obiettivo futuro, per alcuni tumori, fra cui quelli della prostata, la guarigione dalle metastasi.

I primi risultati sono stati più che incoraggianti e, come sostenuto dalla Professoressa Jereczek, possono rappresentare un passo in avanti decisivo nel trattamento del carcinoma prostatico oligometastatico.

Leggi anche: Salute degli uomini: cosa sapere e gli esami da fare

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