Sardegna, zona bianca e misure più favorevoli: il governatore Christian Solinas indice l’apertura dei ristoranti fino alle 23 e di bar e pub fino alle 21. Non solo, coprifuoco posticipato, dalle 23.30 fino alle 5 del mattino.
Con Rt di 0,89 e solo il 12% di letti occupati in terapia intensiva, l’isola è l’unica regione italiana in cui si torna a respirare normalità.
Ma c’è un paradosso, si registra già un secondo comune rosso: dopo La Maddalena, in cui le misure più restrittive sono attive fino al 20 marzo, Sindia, in provincia di Nuoro, è rossa da oggi martedì 16 fino al 30 marzo.
E ricordando quell’estate 2020 in cui da Covid free, la Sardegna si trasformò nel focolaio che anticipò il ritorno del virus su larga scala, non si riesce a placare una leggera preoccupazione. Del resto, conosciamo bene l’imprevedibilità di questo virus.
Sardegna zona bianca, ma senza abbassare la guardia
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La Sardegna in zona bianca? Un modello da valorizzare. Dimostra come si possa scendere sotto la soglia dei 50 casi ogni 100mila abitanti, ritenuta critica per garantire il tracciamento dei positivi.
È possibile che la Regione sia stata facilitata da una situazione più gestibile rispetto ad altre aree del Paese, dove la densità di popolazione e i contatti anche lavorativi sono più elevati.
Altri fattori, tra cui le politiche di testing e screening, hanno contribuito, sposandosi a comportamenti virtuosi dei sardi.
Chiosa Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità al Corriere. Mentre Maurizio Crosetto su Repubblica, racconta del ritorno alla normalità:
Si scende all’aeroporto di Elmas, si mostra il foglio del tampone (anche rapido) fatto nelle ultime 48 ore e poi si entra liberi nel mondo nuovo che ha la bellezza del mondo vecchissimo.
Un banco di fiori, persone in attesa dietro le transenne, abbracci a chi ritorna. E dalle mascherine, quelle ci sono ma come a Carnevale, sbucano i nasi.
Il risultato sono questi bar pieni in piazza Yenne (Cagliari, nda), attorno alla statua di Carlo Felice, ombrelloni verdi e rossi dove sedersi per uno spritz, naturalmente vicinissimi e a bocca libera. Giovani, vecchi, tutti.
Nel presente un tuffo nel passato, finalmente: di nuovo aperti i teatri, le palestre, i ristoranti fino alle 23.30, i bar fino alle 21, i parrucchieri, le estetiste, ma soprattutto in giro senza troppe preoccupazioni, benché rimanga il divieto di assembrarsi e l’obbligo della mascherina.
Ovviamente il tutto senza abbassare la guardia: “Non molliamo la presa, non disuniamoci adesso“, ammonisce Christian Solinas.
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Sindia, secondo comune rosso nella Sardegna bianca
Dopo La Maddalena, Sindia è il secondo comune costretto alla segregazione. Scuole e tutti i pubblici esercizi chiusi, con possibilità di consegna a domicilio per bar, pizzerie, ristoranti e agriturismi.
Aperti tabaccai, giornalai, farmacia e negozi di generi alimentari, mentre sono chiusi i servizi alla persona. Come per tutte le altre zone rosse, vietato ogni spostamento da e per il comune, “salvo che per comprovate e motivate esigenze lavorative, ivi comprese le attività di studio, situazioni di necessità ovvero per motivi di salute“.
Sardegna, si teme il ritono nelle seconde case
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Come accaduto in passato, il vero pericolo è rappresentato da coloro che sull’isola raggiungono le seconde case provenendo da zone rosse o arancioni. Non si può abbassare la guardia e la paura di vanificare gli sforzi sinora compiuti resta forte.
La Sardegna ha conquistato la zona bianca con grande sacrificio.
Vanificare questo risultato consentendo a chi risiede in zona rossa di venire a svernare nella nostra isola è assurdo e inaccettabile.
Commenta Roberto Li Gioi, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.
Insomma, in un modo o nell’altro, date le enormi difficoltà nel tenere sotto controllo e gestire la situazione, anche in Sardegna non non si dormono sogni troppo tranquilli.
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