Con 212 voti favorevoli, il Senato ha detto sì alla richiesta di istituire un Protocollo Unico nazionale di cura domiciliare tempestiva del Covid-19. Un nuovo traguardo per i medici del Comitato Terapia Domiciliare Covid-19 che propongono da mesi il loro schema terapeutico.
La battaglia per il protocollo unico degli angeli in camice bianco
La vittoria in Senato rappresenta un momento importante della battaglia che migliaia di medici stanno facendo dall’inizio della pandemia. Il Comitato Terapia Domiciliare Covid-19 è nato da una rete di più di 320 mila persone tra camici bianchi, operatori sanitari, malati di Covid sintomatici, nata da un’idea dell’Avv. Erich Grimaldi.
Ad oggi la rete creata su facebook conta più di 320 mila persone. È il luogo virtuale in cui migliaia di medici volontari si sono dati da fare sfruttando i social media per scambiarsi informazioni sui risultati delle terapie messe a punto sul campo e per curare i pazienti in telemedicina. Altrettante migliaia di farmacisti, fisioterapisti, nutrizionisti, infermieri si sono messi a disposizione dei cittadini in chat su whatsapp. La società civile si è sostituita alle istituzioni sfruttando la digitalizzazione della comunicazione e ora le istituzioni finalmente ascoltano.
Leggi anche Terapia domiciliare Covid-19, migliaia di medici salvano vite su Facebook
Il problema del sistema sanitario regionale
Le istituzioni si sono rese conto della lacunosa situazione dei territori. Il sistema sanitario nazionale è a gestione regionale e al momento dello scoppio della pandemia i territori non sono stati rinforzati. Anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha evidenziato questo problema nel suo discorso di insediamento. È mancato il dialogo tra regioni, un dialogo difficile da instaurare anche tra medici ospedalieri e medici del territorio. Questi ultimi si sono trovati sommersi di casi di pazienti sintomatici da curare, o quantomeno da instradare.
L’unico protocollo unico domiciliare emanato dall’AIFA fino a un paio di mesi fa consisteva nella vigile attesa per 72 ore e somministrazione di tachipirina, una terapia che si è rivelata nemica degli enormi sforzi che tutto il paese sta facendo per evitare che il sistema sanitario nazionale collassi. I medici del Comitato hanno dimostrato che intervenire entro i primi tre giorni dalla comparsa dei sintomi con lo schema terapeutico che hanno messo a punto curando i malati di Covid sul campo, diminuisce sensibilmente le ospedalizzazioni. Questo approccio dovrebbe essere istituito su tutto il territorio nazionale, dovrebbe diventare protocollo unico.
Leggi anche No alla Tachipirina contro il Covid, lo dicono il TAR del Lazio e la Regione Molise
Lo schema terapeutico di Terapia Domiciliare Covid-19 diventerà protocollo unico?
Dopo l’incontro di un mese fa del Comitato Terapia Domiciliare Covid-19 con il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, finalmente la richiesta di istituire un Protocollo Unico Nazionale di cura domiciliare per il Covid è arrivata in Senato, anche grazie al senatore Massimiliano Romeo. Ora sta al Governo definirlo e approvarlo.
Il fondatore della rete e Presidente del Comitato Erich Grimaldi ha dichiarato soddisfatto:
Un freno deciso al Covid
L’istituzione del protocollo unico significherebbe che i malati di Covid sintomatici verrebbero curati dai loro medici territoriali tempestivamente con farmaci che impediscono la degenerazione della malattia e quindi scongiurano l’ospedalizzazione. Sarebbe come provocare una frenata brusca al Covid, Grimaldi lo ha sottolineato:
Guarda l’intervista con l’Avv. Erich Grimaldi e il Prof. Andrea Mangiagalli