Un’organizzazione no-profit è un ente senza scopo di lucro che svolge attività di interesse generale e di utilità sociale, non avente come obiettivo il profitto. Esempi di organizzazioni no profit nel nostro Paese sono le organizzazioni di volontariato, le associazioni, gli enti di assistenza e di ricerca, gli enti pubblici e territoriali come Stato, Regioni, Province e Comuni, le università, le fondazioni e gli enti che offrono assistenza ospedaliera.
La Riforma del Terzo settore, disciplinata dal D. Lgs 117/2017, ha introdotto numerose novità indicando con precisione i confini, operativi e concettuali, delle più di 300.000 realtà presenti in Italia. Se si decide di avviare un’organizzazione no-profit occorre comprenderne bene i limiti, le caratteristiche e le specificità, alla luce del Codice del Terzo Settore.
Guida completa per avviare un’organizzazione no-profit
La locuzione no profit è stata coniata per indicare la caratteristica di enti, associazioni e organizzazioni che operano senza scopo di lucro, e quindi senza profitto. Il fine di questi enti no profit non è il guadagno ma l’utilità sociale di interesse generale, che deve riguardare la promozione di attività culturali, economiche e sociali.
Oltre a quest’ultima altro importante aspetto da valutare, quando si vuole aprire un’organizzazione no-profit, è il finanziamento. Contribuiscono al suo sostenimento gli aderenti o i privati, donazioni, lasciti testamentari, contributi dello Stato, enti pubblici o organismi internazionali e rimborsi derivanti da convenzioni. Secondo l’articolo 5 del Codice del Terzo Settore sono attività di interesse generale quelle che si occupano di:
- prestazioni sociosanitarie
- educazione, istruzione e formazione professionale
- formazione universitaria e post-universitaria
- interventi e servizi sociali
- interventi e prestazioni sanitarie
- ricerca scientifica di interesse sociale
- interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela degli animali
- interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio
- organizzazione e gestione di attività artistiche, culturali e ricreative di interesse sociale, incluse attività editoriali, di promozione della cultura e del volontariato
- beneficenza, sostegno a distanza o cessione di beni e servizi a persone più svantaggiate
- cura di procedure di adozione internazionale
- riqualificazione di beni confiscati alla mafia o criminalità organizzata
- promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici e dei diritti dei consumatori
Dal punto di vista giuridico i soggetti, che rientrano all’interno di un’organizzazione no-profit, possono essere classificati in:
- Associazioni di promozione sociale
- Associazioni riconosciute
- Associazioni sportive dilettantistiche
- Associazioni non riconosciute
- Comitati
- Fondazioni
- Organizzazioni di volontariato
- Trust cooperative sociali
- Imprese sociali, aziende che pur destinando al mercato la loro produzione, svolgono la loro missione per finalità diverse dal profitto, quali ad esempio opportunità di occupazione
- Organizzazioni non governative
Inoltre è importante sottolineare la possibilità per le organizzazioni no-profit di svolgere attività commerciali, purché gli utili siano reinvestiti al suo interno, al fine del perseguimento dei suoi obiettivi. Di conseguenza l’organizzazione no-profit può avere anche personale pagato, entro alcuni limiti e secondo le categorie. Possono essere pagati gli stessi componenti dell’organo direttivo, tranne nelle organizzazioni di volontariato.
Leggi anche: Cos’è un ente del Terzo settore: definizione e vantaggi
Come avviare una organizzazione no-profit: guida completa
Tutti possono aprire un’associazione no-profit, secondo quanto espresso dall’articolo 18 della Costituzione. Occorre per prima cosa stabilire quale sia la categoria di appartenenza, in base alla mission che si intende perseguire, agli obiettivi che si vuole raggiungere, e valutare anche le risorse che si hanno a disposizione.
Le finalità potrebbero essere, ad esempio, aiutare le persone con disabilità, migliorando la loro qualità di vita o promuovendone i diritti, aiutare le famiglie o dare assistenza direttamente alle persone. Una volta definito questo punto si può passare ad analizzare le attività concrete da svolgere per mettere in pratica le finalità, che nel tempo possono variare o essere incrementate.
Questi elementi sono essenziali per redigere lo Statuto dell’organizzazione no-profit, documento che deve contenere le informazioni riguardanti l’associazione: il nome, la sede legale, le finalità, le modalità di ammissione e uscita dei soci, le regole per l’assemblea dei soci e la gestione finanziaria. La procedura per la costituzione di una qualsiasi associazione è sempre la stessa. Sarà necessario:
- riunire i soci fondatori (minimo 3, per alcune tipologie, come APS e ODV, sono necessari almeno 7 soci costituenti), i quali dovranno ricoprire le prime cariche sociali
- determinare lo scopo e gli obiettivi dell’associazione
- redigere un atto costitutivo e uno statuto dell’associazione
- richiedere il codice fiscale della neonata associazione e aprire un conto corrente bancario intestato all’associazione
- registrare l’associazione presso l’agenzia delle entrate, presentando oltre allo statuto l’atto costitutivo
- inviare in modo telematico il modello EAS
Successivamente, se si vuol entrare a far parte degli enti del Terzo settore, occorre presentare un’istanza al Runts. I documenti possono essere redatti in autonomia o tramite notaio, anche se può essere utile consultare un esperto legale o un commercialista per assicurarsi di seguire correttamente tutte le procedure e adempiere a tutti gli obblighi previsti dalla legge per le organizzazioni no-profit. I documenti devono, in ogni caso, risultare come scritture registrate. Il Contratto di associazione redatto dai soci ha valenza come atto privato e può essere registrato dopo che le firme dei soci siano state autenticate da un pubblico ufficiale. Una volta che si è adempiuto alla registrazione dell’organizzazione no-profit si può richiedere l’iscrizione nei registri regionali o nazionali appositi, dedicati alla catalogazione delle associazioni no profit. Conclusi questi passaggi l’associazione può iniziare la sua attività.
Quanto si spende per avviare un’organizzazione no-profit
I costi per fondare un’organizzazione no-profit riguardano le spese per le procedure amministrative e altri la cui entità dipende da diversi fattori, come la struttura legale e le necessità specifiche.
I costi riguardanti la registrazione degli atti includono una marca da bollo da 16 euro, ogni quattro facciate o 100 righe, per l’atto costitutivo, il modello di pagamento F23 per l’imposta di registro di 200 euro.
Poi in base alle esigenze diverse dell’associazione sono previsti molti altri costi, quali l’affitto di un locale, l’assunzione di personale stipendiato, l’acquisto di materiali. Occorre, in fase iniziale, fare sempre delle valutazioni riguardo ai costi. Anche se oggi molte attività si possono svolgere online, bisogna sempre prevedere un investimento iniziale, seppur piccolo.
Leggi anche: Qual è la differenza tra non profit e volontariato?