Il film La vita davanti a sé, che doveva uscire nelle sale il 3 novembre poi chiuse a causa della pandemia, è disponibile da oggi su Netflix. La pellicola vede come protagonista la storica Sophia Loren, che dopo 11 anni di assenza, torna sul grande schermo solo per amore di suo figlio Edoardo, che l’ha diretta nel film e per l’apprezzamento nei confronti del soggetto. Grandi sono le aspettative al riguardo. Per l’interpretazione della Loren già si prevede l’Oscar, che sarebbe il terzo dopo i primi due conseguiti, uno alla carriera e l’altro per il magistrale ruolo in La Ciociara.
La vita davanti a sé, cosa racconta il film?
Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, mette in risalto il rapporto turbolento tra Momo e Madame Rosa, la donna che lo cresce a Bari. Momo è un bambino di origini musulmane. La sua famiglia è assente e per questo viene chiesto a Madame Rosa di prendersi cura di lui. L’anziana donna infatti, ebrea sopravvissuta ad Auschwitz, si occupa dei figli di prostitute, impossibilitate loro stesse a crescerli. La donna, pur essendo avanti negli anni ed ammalata, si occupa di Momo finché le forze glielo permettono. Alcune scene sono state girate in Italia, a Trani, precisamente nel quartiere ebraico, nel centro storico e in un palazzo in via La Giudea.
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La vita davanti a sé, le prime recensioni
La sceneggiatura, ispirata al romanzo del ’75 di Romain Gary, è scritta da Edoardo Ponti, figlio della Loren, insieme a Ugo Chiti e Fabio Natale. La vicenda è ambientata in Italia, cambiano alcuni dettagli e l’attenzione è focalizzata tutta sull’anziana signora. I commenti negativi ovvio non si riferiscono a Sophia che attrae lo spettatore con un magnetismo e una presenza scenica senza eguali. Diciamo che le critiche sono state riservate al resto e senza la presenza della Loren il film perderebbe di molto. La narrazione risulta grossolana ed è un pò troppo evidente l’intenzione di emozionare e fare la morale.
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