“Dopo questa esperienza cambierò lavoro“, queste le parole di Adelaide Andriani, la specializzanda aggredita lo scorso sabato sera mentre era di turno all’ospedale Gervasutta a Udine come guardia medica. La giovane, 28 anni, ha subito un principio di strangolamento da parte del parente di un paziente, al quale era stato consigliato di recarsi in Pronto Soccorso per alcuni approfondimenti diagnostici.
“Già da tempo meditavo sulla scelta di iniziare una nuova facoltà e cambiare professione, dopo questo fatto so che sicuramente sarà la scelta giusta e la intraprenderò appena possibile“, ha scritto Adelaide su Whatsapp. Non farà più la dottoressa quindi, nonostante la laurea in Medicina e la specializzazione in corso in Chirurgia generale.
L’intenzione di cambiare lavoro era già stata esternata dalla specializzanda all’interno del post di denuncia in cui raccontava quanto accaduto. La donna ha scritto che l’uomo le ha messo le mani al collo con l’obiettivo di strangolarla, salvo poi fuggire nel momento in cui una collega è intervenuta in sua difesa.
Specializzanda aggredita a Udine: “Inammissibile rischiare la vita sul posto di lavoro”
Le due dottoresse di turno quella notte (ovvero la specializzanda aggredita e la collega che l’ha salvata) hanno lanciato un chiaro appello sui social, chiedendo, tra le altre cose, maggiori tutele sul posto di lavoro:
Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in Pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B.
Specializzanda aggredita, Schillaci: “Episodi che si ripetono con sconcertante frequenza, interverremo”
Un recente rapporto dell’INAIL ha evidenziato come il caso della specializzanda aggredita sia tutt’altro che isolato: sono circa 2.500 le aggressioni subite ogni anno dal personale del 118 e del Pronto Soccorso. Le vittime, tra l’altro, sono soprattutto donne. Va da sé che i casi potrebbero essere anche molto più numerosi, dato che non tutte le aggressioni vengono denunciate.
Un’evidenza, questa, che ha costretto ad intervenire pure il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha detto: “Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri, come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili. Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza; il Ministero della Salute metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità“.
“Da subito ho chiesto di efficientare le attività di monitoraggio e prevenzione dell’Osservatorio Nazionale così come intendo rendere nuovamente operativo il Comitato nazionale per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive“, ha concluso il ministro Schillaci.
Leggi anche: Il dolore di Soumahoro: “La mia vita è finita in una betoniera”