Orbi et Orbi: “Siamo ciechi, ma puliamo casa, cuciniamo e usiamo i social come tutti”

Le persone non vedenti possono davvero vivere felici e in autonomia? A questa domanda ci hanno risposto Luca e Krenare, meglio conosciuti come Orbi et Orbi sui social. I due ragazzi nei loro video ci mostrano la loro quotidianità, con estrema spontaneità.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Come fanno i ciechi a cucinare? E le pulizie di casa? O ancora, possono davvero uscire di casa senza il bastone, il cane e gli occhiali scuri? La risposta è sì e i video di Luca Barani e Krenare Zylfalari, meglio conosciuti come Orbi et Orbi sui social, ce lo dimostrano.

Sui loro profili si definiscono ‘influencer ciechi’ e il loro obiettivo è mostrare con naturalezza e, possiamo dirlo con certezza, una genuinità d’altri tempi, qual è la loro vita quotidiana. Dietro Orbi et Orbi ci sono Luca, che ha perso la vista quando aveva 20 anni, e Krenare, nata in Kosovo, ma residente in Italia da moltissimi anni, non vedente dalla nascita che intravede luci, ombre e sagome.

Luca e Krenare amano cucinare, fanno shopping e le pulizie di casa, usano il telefono e PC e vanno al bar, allo stadio e in vacanza, proprio come tutti. Krenare ha in particolare una passione per il make-up e ha anche ideato un corso per non vedenti.

Insomma, non c’è proprio nulla che non sappiano o non possano fare: le persone non vedenti possono condurre una vita felice in autonomia e ce lo hanno raccontato in prima persona.

Intervista a Luca Barani e Krenare Zylfalari, meglio conosciuti come Orbi et Orbi

orbi et orbi a cena

La redazione de ildigitale.it ha dialogato a lungo con Luca Barani e Krenare Zylfalari che ci hanno spalancato le porte della loro vita e quotidianità. Centralinisti presso l’azienda sanitaria locale, i due giovani si sono conosciuti a un corso dell’Istituto Cavazza di Bologna e da lì non si sono più lasciati. Convivono ora a La Spezia e si sono sposati a giugno 2024.

Luca e Krenare sono molto attivi sui social e i loro video hanno raggiunto anche milioni di visualizzazioni. Il segreto? Raccontarsi sempre con verità, dalla rubrica 3 cose che non sapete di noi a video in cui escono fuori a cena o rientrano a casa, non nascondendo neppure qualche difficoltà.

Ci mostrate la vostra vita quotidiana, dalla preparazione del pranzo alle pulizie di casa. Come è nata l’idea di raccontarvi sui social?

L: A dir la verità tutto è nato per caso, principalmente da Krenare, i social sono sempre stati una sua grande passione, io sono molto più riservato.

K: Il mio profilo privato è pieno di foto, da sempre ho questa passione e ho voluto creare una pagina diversa da quella personale per parlare del nostro mondo e di quello dei non vedenti, cercando di sensibilizzare le persone riguardo a questa tematica e farlo in modo più leggero con impegno ed entusiasmo. Luca mi ruba la scena tante volte!

Come nasce un vostro video, da dietro le quinte al montaggio?

L: All’inizio avevamo un sacco di idee e di entusiasmo, anche perché quando si parte da zero vuoi raccontare tutto e hai veramente tante idee. E anche tanto tempo, perché non lavoravamo ancora.

Inizialmente era diversa tutta la produzione, perché giravamo i video noi con una difficoltà estrema e passavamo ore a regolare il cavalletto. Io giravo i video e lei parlava, poi dopo un po’ iniziavo a parlare anche io. Ed è stato difficile, provavamo decine e decine di volte, perché non era centrata bene l’inquadratura e chiedevamo a qualcuno di controllare se fosse giusta o meno.

Poi mandavamo i video che necessitavano di un montaggio a un nostro amico, tra l’altro ipovedente. E se ci fate caso, i primi dieci che abbiamo pubblicato sono molto più semplici, ma magari avevano già colpito per la spontaneità.

Ora è diverso, avendo più confidenza con le telecamere. Buttiamo giù idee a seconda delle rubriche che abbiamo fatto in questi anni, altre volte sono casuali, eventi, circostanze che capitano.

K: Per il montaggio da un po’ di tempo abbiamo un videomaker, un ragazzo che viene a casa, gira i video e poi li monta. Su questo ora siamo molto tranquilli, perché siamo più sciolti davanti alla telecamera e ci affidiamo a una persona di fiducia per il montaggio.

La frase con cui iniziano i vostri i video è “Andiamo a vedere”. Perché proprio questo teaser iniziale? E chi ha avuto l’idea? 

K: In realtà non è stata un’idea, è nata proprio così. Girando i video, ho sempre detto ‘Andiamo a vedere’, ma questa è una frase che utilizziamo nel nostro quotidiano come anche ‘Ti faccio vedere’, ‘Provo a vedere’, ‘Ci vediamo’, ‘Guardiamo meglio’. Non sono parole che abbiamo tolto dal nostro lessico anche se siamo non vedenti.

L: Dopo aver utilizzato questa frase, abbiamo visto una reazione positiva da parte di tanti followers, ma soprattutto persone nuove, non da quelli che già ci seguivano, una reazione eclatante del tipo “Ma è possibile che dicano ‘Andiamo a vedere?'” e allora abbiamo iniziato a scherzarci anche noi.

E in tanti video è rimasto così, ora è un format collaudato, che ci hanno anche copiato! Scherzi a parte, lo diciamo anche per sfatare i tabù sul linguaggio utilizzato dai ciechi.

Perché molti pensano che la disabilità visiva sia un limite? E come cercate di scardinare gli stereotipi?

L: Io ho perso la vista a vent’anni e io stesso pensavo che la disabilità fosse un limite. Pensavo di non poter fare più nulla, dall’utilizzare il telefono all’andare in giro, ad avere una mia vita e indipendenza. Poi, facendo corsi e conoscendo persone come me, insomma vivendo, ho capito che non era assolutamente così.

Uno degli obiettivi del nostro canale è anche questo, cioè scardinare le idee che è normale ci siano nelle altre persone. Non condanniamo il fatto che ci siano, ma cerchiamo di mostrare agli altri come viviamo noi la nostra quotidianità senza inventare nulla e senza nascondere dei limiti in alcuni ambiti, dalla nostra percezione.

K: Quello che facciamo è quello che mostriamo, certo, non siamo tutti uguali, ci sono persone più autonome, meno autonome, ma quello è soggettivo. Non fingiamo di essere felici per far vedere che è tutto facile.

Quando mi chiedono ‘Ma come fai se non vedi?’, io chiederei a una persona vedente lo stesso, ‘Ma tu come fai, vedendo?’. Io non conosco un altro modo di vedere, quindi non posso sapere se sono più o meno felice, vedendo. La mia realtà è questa. Sta tutto nella volontà di imparare a vivere.

Sui social moltissimi apprezzano la vostra ironia, ma ci sono anche gli haters. Come rispondete agli insulti? E quali le frasi che vi hanno rivolto più spesso?

L: L’ironia è una scelta che abbiamo fatto e voluto adottare fin dall’inizio, perché noi nella vita siamo ironici anche perché se non si ride su certe cose diventa tutto pesante, a prescindere dalla nostra situazione. Ed essendo un mondo non semplice da raccontare, l’ironia sembrava uno dei modi più semplici per aprire la porta a chi non lo conosce. Sono molto poetico oggi, eh?

Ecco, poi c’è a chi piace a chi no. Ci sono insulti soprattutto quando un video va particolarmente virale. Quando un video ha un numero di visualizzazioni, è matematico che arrivino insulti. Come rispondiamo allora? Krenare è più istintiva, io non vorrei proprio rispondere, ma abbiamo trovato una via di mezzo. Ignoriamo i commenti privi di senso e rispondiamo a quelli in cui c’è veramente una domanda, anche posta male o in malo modo, ma quanto meno c’è uno spunto.

I commenti che mi fanno più male, però, vengono da altri non vedenti e ce ne sono tanti, vi assicuro. Un conto è non essere d’accordo con un contenuto, ma infangare altre persone così, questo non è nel nostro interesse. Facciamo le cose per il piacere di farlo. Noi parliamo di noi, senza mettere in mezzo altre persone.

K: Confermo. E riceviamo spesso commenti negativi quando facciamo vedere che siamo in giro o in vacanza. Ci dicono, ‘Che senso ha se viaggiate tanto e non vedete’, ‘Come fate a sapere di essere in un altro posto?’, ‘Come guardate il mare se non lo vedete?’. Tutto è legato alla vista, come se gli altri sensi non esistessero e noi non potessimo provare emozioni senza la vista.

Vi piacerebbe che la vostra vita diventasse un film o leggeremo presto la vostra storia in un libro?

L: Questo è un periodo storico in cui scrivono tutti, soprattutto libri autobiografici, hanno perso un po’ di valore secondo me. Un film? Sarebbe il sogno di chiunque, magari, bisogna vedere come sarà la mia controfigura!

K: Ci sono tante persone che scrivono e pochi che leggono. Ho letto questa frase da qualche parte e mi è rimasta in mente, ormai scrive chiunque. E nonostante io abbia sempre avuto un desiderio di scrivere un libro sulla mia vita, su quello che ho vissuto, anche legarla al fatto di aver conosciuto Luca e tutto quello che abbiamo fatto insieme, per ora non sono intenzionata a farlo.

Poi gli ingredienti ci sarebbero tutti, non mancherebbe proprio nulla! La mia storia quella di Luca, io che sono nata in un altro Paese, noi che ci siamo incontrati per coincidenza nello stesso corso. Vedremo!

Ringraziamo ora Luca e Krenare che sono stati gentilissimi e autoironici, e vi confermiamo che abbiamo percepito un modo di raccontarsi vero e autentico, non nascondendo e trascurando nessun dettaglio della loro vita. Proprio come si vede nei loro video.

Leggi anche: Essere sordi non è un limite, ma un modo diverso di vedere il mondo

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