venerdì, 17 Gennaio 2025
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Terzo settore, come farne parte e ricevere fondi pubblici e donazioni

Anche se il termine “Terzo settore” è usato quotidianamente spesso non se ne conosce, in modo chiaro, il significato. Accanto alla Pubblica Amministrazione e alle imprese, che operano sul mercato, sussiste un Terzo settore, il quale svolge attività di interesse generale, senza perseguire un lucro.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Il Terzo settore è l’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, realizzano e promuovono attività di interesse generale, operando a livello umanitario e sociale. Affianca lo Stato, primo settore, e il mercato, secondo settore, interagendo con entrambi per l’interesse della comunità.

Il Terzo settore esiste da decenni ma solo nel 2016 è stato riconosciuto giuridicamente, con l’avvio della Riforma che ne ha definito regole e confini. Farne parte concede la possibilità di accedere a benefici e agevolazioni.

Terzo settore: che cos’è e i requisiti per farne parte

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Secondo la legge delega 106 del 2016 “per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”. Per far parte del Terzo settore occorre rispettare dei requisiti:

  • essere iscritti al registro unico nazionale del Terzo settore
  • svolgere attività di interesse generale, definito dalla legge
  • essere un ente privato che agisce senza scopo di lucro
  • farlo per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale

Agire senza scopo di lucro non presuppone l’assenza di profitto, ma si intende che gli eventuali utili siano reinvestiti per finanziare le proprie attività.
Non tutti gli enti no profit possono entrarne a far parte. Vengono esclusi dalla legge i sindacati, i partiti e le fondazioni di origine bancaria.

Quali sono gli obiettivi del Terzo settore

Gli obiettivi e le finalità del Terzo settore possono essere molteplici, dall’accoglienza dei migranti all’assistenza a persone con disabilità. Il Terzo settore può anche offrire servizi ai cittadini, colmando alcune lacune del servizio pubblico. Sono un esempio i CAF, i servizi fiscali o le consulenze legali gratuite.

Il suo ruolo è divenuto fondamentale per il supporto alla persona, proprio dove le istituzioni non riescono ad arrivare. Il Terzo settore può occuparsi di:

  • promozione culturale, sportiva e artistica
  • ⁠socio assistenza
  • promozione del lavoro ⁠e cooperative sociali
  • ⁠cooperazione internazionale

Terzo settore: da chi è finanziato e chi lo controlla

Gli Enti del Terzo settore possono ricorrere a diverse fonti di finanziamento. I ricavi possono derivare da fondi pubblici, che a loro volta assumono molteplici declinazioni: rimborsi per la prestazione di servizi pubblici resi a terzi, contributi di singoli enti pubblici a supporto di specifiche attività e contributi previsti dalla legge in conformità a scelte generali di public policy. In secondo luogo, fonte tradizionale di ricavi sono le donazioni private: raccolte fondi, contributi a fondo perduto da parte di fondazioni e donazioni di persone fisiche e imprese. Un ulteriore fonte di ricavi è costituita da contributi in natura, quali beni e lavoro volontario.

Per quanto riguarda i controlli questi sono, in primo luogo, finalizzati ad accertarne i requisiti. Esistono poi diverse forme di controllo esterno attuate da vari soggetti.

Le funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo, al fine di garantire l’applicazione della disciplina legislativa, spettano al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L’ufficio del registro unico nazionale del Terzo settore vigila sugli Enti aventi sede legale sul proprio territorio, in particolare sull’adempimento degli obblighi derivanti dall’iscrizione al Runts, sul perseguimento delle finalità civiche, solidaristiche o di utilità sociale e sulla sussistenza dei requisiti necessari all’iscrizione al Runts. Il medesimo ufficio può disporre visite, ispezioni e accertamenti.

Anche le amministrazioni pubbliche esercitano un ruolo di vigilanza, sul corretto utilizzo delle risorse finanziarie, mentre l’amministrazione finanziaria esercita un controllo sull’applicazione della normativa fiscale.

Inoltre, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha istituito un organo specifico di vigilanza, monitoraggio e controllo: il Consiglio nazionale del Terzo settore. Si tratta di un organo, presieduto dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali o da un suo delegato, composto da esperti in materia, componenti designati dal mondo del Terzo settore, dall’Istat e dell’Inapp, rappresentanti delle autonomie regionali e locali, e dal direttore generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Leggi anche: ETS: chi sono, cosa fanno e quante tipologie ha individuato la Riforma del Terzo Settore

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Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

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