Il sommergibile Titan non ha portato a termine la missione tra gli abissi del mare. Eppure, qualcosa non torna. Uno dei 5 passeggeri, Paul-Henry Nargeolet, veniva soprannominato “Mr. Titanic”, in quanto aveva partecipato alla prima spedizione organizzata per osservare da vicino il relitto del transatlantico dopo il suo ritrovamento. Si sa anche che è stato il primo a riportarne in superficie un oggetto usato nelle cucine, un piatto in argento.
Anche l’ex pilota e miliardario Hamish Harding era un appassionato di esplorazioni. Nel marzo del 2021, sempre con un sottomarino, era sceso nel punto più profondo della Fossa delle Marianne, stabilendo un record per il maggior tempo trascorso sotto l’oceano con 13 ore di missione ed aveva accompagnato anche Jeff Bezos nello spazio, nel quinto volo organizzato dalla società dell’imprenditore e magnate statunitense, Blue Origin.
Inoltre, la moglie del CEO di OceanGate, Wendy Rush, è la pronipote di Isidor e Ida Straus, due passeggeri dello stesso Titanic, affondato nel 1912.
James Cameron, regista di Titanic, ha espresso molte perplessità riguardo a questa vicenda, essendosi anche lui immerso personalmente ben 33 volte per poter riprodurre fedelmente sulle scene il transatlantico inabissato.
Cameron sul Titan: “Mi avevano chiesto se volessi andare con loro, ma non ero interessato”
Il sommergibile disperso da domenica a quasi 4.000 metri di profondità, precisamente a 600 chilometri dal Canada, aveva terminato le scorte di ossigeno. E tra i requisiti per poter intraprendere il tour due aspetti erano fondamentali: non soffrire di claustrofobia, e non era necessario aver fatto precedentemente immersioni. Il Titan, dal 2021, aveva svolto altri viaggi, evitando i controlli e protocolli di sicurezza, e chi ha voluto prendere questa iniziativa è riuscito a tornare a casa “per miracolo”. A tal proposito, James Cameron, in collegamento con “Reuters”, un’agenzia di stampa britannica, ha così rivelato:
Avrei dovuto dire di più al riguardo, ma ero ignaro del fatto che non ci fossero le certificazioni, perché non avevo studiato il caso.
Stockton Rush mi aveva chiesto se volevo uscire con loro e immergermi in questa stagione. Ma non ero interessato.
Lunedì mattina, quando ho sentito per la prima volta di cosa fosse successo, ho ricevuto moltissime chiamate ed e-mail.
Il sommergibile era in discesa. A 3.500 piedi ha perso le comunicazioni e il tracciamento allo stesso tempo.
Lo stesso regista ha notato delle strane similitudini proprio con la vicenda del Titanic:
Che un evento simile si sia verificato nello stesso identico luogo, con tutte le immersioni in corso in tutto il mondo, credo sia semplicemente stupefacente.
Mi colpisce la somiglianza con Titanic.
Quell’incredibile salvataggio del sommergibile Pisces III del 1973
Tra i viaggi quasi impossibili, a condizioni molto rischiose, e in luoghi remoti, la vicenda del Titan ci riporta negli anni ’70. A Roger Chapman e Mallison restavano solo 12 minuti di ossigeno quando sono stati salvati al largo della costa dell’Irlanda. Si trovavano, dal 29 agosto del 1973, sul sottomarino Pisces III e la loro missione era quella di piazzare dei cavi telefonici sui fondali.
Erano rimasti intrappolati in una lastra di metallo a circa 480 metri di profondità, poiché un cavo si era incastrato nel portello del sommergibile, facendo entrare molta acqua e inabissandosi poi sul fondale marino. Erano, però, riusciti a inviare un messaggio alla nave di appoggio e Mallison ha raccontato alla BBC come erano riusciti a non farsi prendere dal panico:
Faceva molto freddo e bisognava cercare di stare al caldo e non bruciare ossigeno.
Mi misi il maglione di lana e mi misi sopra la tuta. Roger Chapman non aveva un maglione di lana, così ho preso un mucchio di pezzi di stoffa bianca e l’ho avvolto come una mummia.
Inoltre, prima dell’immersione, non so perché, ma ho deciso di sostituire il serbatoio dell’ossigeno con una bombola piena, anche se era molto pesante.
Avremmo potuto avere problemi per aver cambiato una bombola mezza usata, ma quella intuizione era stata giusta.
Grazie alla mobilitazione di una nave della Marina militare britannica e statunitense, e alla Guardia costiera canadese, il 1° settembre 1973 sono riusciti a respirare di nuovo. Nonostante alcune difficoltà nel tornare a galla, tutti gli strumenti di soccorso coinvolti nel salvataggio sono riusciti ad agganciare il loro sommergibile. Alle 13:17 il Pisces III tornava in superficie.
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