I nomadi digitali scelgono i paradisi del nostro Sud

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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  La necessità di svincolarsi da una carriera tradizionale e di essere liberi è sempre più manifesta. Meno di un anno fa Intuit ha previsto che entro il 2020 i nomadi digitali avrebbero raggiunto un numero di 7,5 milioni. A confermarlo è l’influente agenzia di New York di J. Walter Thompson Intelligence: il futuro del lavoro è nel nomadismo digitale e nello smart working. Entrambi i trend sono in netta crescita per il prossimo decennio. I lavoratori vogliono sentirsi liberi di garantire le proprie mansioni solo attraverso una connessione internet e a quanto pare è possibile, oltre ad essere un’esigenza condivisa.

Nel prossimo decennio quasi il 60% delle aziende italiane garantirà lo smart working ai dipendenti

Dal Talent trends report 2018 di Randstad Sourceright, condotto su aziende operanti in 17 Paesi tra cui l’Italia, è emerso che il 76% dei leader Human resources conferma che ogni mansione possa essere svolta anche da remoto e non necessariamente da dipendenti ma anche da freelance. Lo smart working, la modalità di lavoro flessibile che prevede l’accesso ai dati aziendali da remoto è sempre più diffusa, anche in Italia. La tendenza dilagherà per il prossimo decennio. È quanto emerso dallo studio condotto dalla società di ricerche Pac Cxp Group in collaborazione con Fujitsu: il 57% delle imprese italiane garantirà flessibilità alle sue risorse umane nello svolgimento delle proprie mansioni.

Via gli straordinari, si ragiona per obiettivi conseguiti in maniera brillante

Con questa nuova concezione di intendere il lavoro cambia anche tutta una serie di parametri dell’efficienza. Rimanere fino a tardi in ufficio non è più sinonimo di professionalità. Questa si evincerà solo dagli obiettivi raggiunti, perciò non saranno più necessarie le ore di straordinario, né una costrizione di tempo e spazio in cui svolgere le proprie attività. Lo smart working si basa sui principi di autogestione da parte del lavoratore e sulla fiducia da parte del datore di lavoro. I vantaggi che derivano da questa flessibilità sono tanti: avere più tempo da dedicare alla famiglia e ai figli, evitare il traffico, problema serissimo, sopratutto nelle grandi città come Roma, Milano, Napoli, risparmiare i costi degli spostamenti, trovare più tempo libero per se stessi, sentirsi a proprio agio in un luogo che risulta più confortevole e accogliente, svolgere le attività assecondando il proprio bioritmo e senza traumi nel doversi adattare quotidianamente a orari e luoghi imposti da altri. Tutto ciò incide positivamente sulla concentrazione, sul livello di soddisfazione del lavoratore e sulla produttività.

Tutti a lavorare al Sud

Ma la vera rivoluzione sta avvenendo al Sud, che nell’era dei nomani digitali sembrebbe davvero riscattarsi dallo stereotipo negativo dell’improduttività. I nomadi digitali scelgono il Sud, in particolare le località di mare e quelle immerse nella natura. Le nuove richieste di mercato non hanno nulla in contrario verso i professionisti che scelgono di lavorare da remoto. Ma a contare è il giusto approccio a queste nuove tendenze. Per alcuni è solo un modo per incentivare la precarietà, per altri è finalmente un’opportunità di indipendenza che nulla ha a che vedere con l’insicurezza economica. Sono stereotipi resistenti nell’immaginario collettivo e difficili da scardinare. Eppure il cambiamento si fa strada e le mete prefetite diventano Il Salento, la Calabria, la Sicilia. In questi luoghi si creano le basi dell’autogestione lavorativa e si sta benissimo poiché la qualità della vita non ha eguali. Ci si aspetta quindi una ridensificazione dei luoghi del Sud da parte della popolazione giovanile, in tal modo si va via, sì, ma nella prospettiva di tornare.

Il ruolo determinante dei millennials verso il cambiamento

I protagonisti della flessibilità, del lavoro indipendente e da remoto sono sempre loro, i Millennials, costituiscono più del 50% della forza lavoro in Italia: non obbediscono alle regole del lavoro tradizionale e prediligono le collaborazioni, libere, aperte, non vincolanti, avvalendosi e supportandosi di mezzi digitali, che conoscono perfettamente e a cui non rinunciano mai quando si tratta di intraprendere qualsiasi percorso lavorativo. Non abbandonano mai i loro inseparabili dispositivi. Hanno la stoffa per creare startup e fare impresa, innovare è il loro sport preferito.   di Silvia Buffo      

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Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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